Secondo capitolo discografico per i portoghesi
Dolmen Gate, a solo un anno di distanza dal debutto, con la medesima line-up che vede i bravi
Kiko e
Artur alle chitarre,
Nuno (già nei
Ravensire) al basso,
Alex alla batteria e infine, la vocalist
Ana.
Echoes Of Ancient Tales, introdotto dall’affascinante artwork, sempre opera di Marcio Blasphemator e uscito per la
No Remorse Records, non fa altro che confermare le buone impressioni (ma anche le pecche) che la band aveva fatto intravedere già in occasione dell’esordio.
La proposta dei
Dolmen Gate consiste in un tradizionale heavy metal, dall’attitudine palesemente “Epic”, che strizza vistosamente l’occhio tanto al doom (vedasi la opener
Souls To Sea,
The Prophecy o R
ising Whispers), quanto a certe soluzioni tipicamente maideniane (
Carthage Eternal o la conclusiva
We Are The Storm), fino a sconfinare, in qualche raro episodio, perfino in una sorta di power (
The Maze), pur conservando sempre quell’aura di maestosa epicità che contraddistingue lo stile della band.
Sotto il profilo esecutivo-strumentale, tutto sembra filare per il verso giusto.
Il disco scorre piacevolmente, merito essenzialmente dell’impianto strutturale eretto dalle chitarre, che alternano cavalcate dai toni leggendari a riffs corposi, assoli taglienti ad arpeggi più intimi; il tutto, accompagnato da un comparto ritmico compatto e alquanto articolato.
I problemi di
Echoes Of Ancient Tales, cosi come era già avvenuto nel precedente album, risiedono in una leggera prevedibilità compositiva che, a tratti, si fa particolarmente tangibile, anche se, l’abilità tecnico-compositiva dei musicisti riesce sempre mantenere il disco su buoni livelli; ma soprattutto, il vero anello debole è rappresentato dalla voce della pur brava
Ana che, per quanto formalmente impeccabile, si rivela una sorta di corpo estraneo al sound dei Nostri, mostrandosi eccessivamente timida e poco espressiva, inadatta quindi, allo stile della band che ne risente, sotto il profilo dell’incisività.
I
Dolmen Gate riescono comunque a ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, dando vita ad un lavoro efficace, caratterizzato da un song-writing valido e coinvolgente che però, al tempo stesso, non osa mai, preferendo giocarsela sul sicuro, attraverso tracce avvincenti, sebbene dotate di ampi margini di miglioramento e che avrebbero dovute essere valorizzate da un timbro decisamente più graffiante.
Riassumendo,
Echoes Of Ancient Tales ci restituisce i
Dolmen Gate esattamente come li avevamo lasciati un anno fa; con gli stessi pregi, le stesse potenzialità, ma anche con i medesimi limiti. Perciò paradossalmente, pur essendo al cospetto di un bel disco (sia chiaro), alla fine resta un senso di incompiuto per una consacrazione definitiva che tarda ancora ad arrivare.
Troppo severo? Può darsi…ma,
cosi è (se MI pare)!
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