Nemmeno il tempo di accantonare (momentaneamente...) l'ultima uscita dei Darkness, ecco che con tutta "
La Velocità del Metal" irrompono nei miei ascolti i connazionali
Warrant.
Beh, anche loro non sono certo una novità, e li ho seguiti sin dagli esordi del 1985, gustando prima il Mini LP "First Strike" e poi il 33 giri "The Enforcer", a questo punto si si sarebbe aspettato grandi cose, invece quello che ci è toccato è stato il "The Long Loud Silence" (giusto per citare pure i nostri Astaroth): un'attesa di quasi trent’anni, prima di poter mettere le mani su "Metal Bridge" (2014), l'album del ritorno.
Ma di tutto questo se ne già parlato a tempo debito, saltiamo quindi a piè pari su "
The Speed Of Metal", e fatti due conti sono trascorsi altri undici anni, tuttavia lasciata scorrere la breve intro "
Blood Moon Prelude" (con i suoi arpeggi demodé e tipicamente ottantiani) già dalle prime battute della Speed "
Cut into Pieces" i
Warrant sono immediatamente riconoscibili, soprattutto per l'infondibile voce di un
Jörg Juraschek sempre più padre e padrone della band, dove ad accompagnarlo troviamo una formazione completamente inedita. Che comunque fa il suo dovere, infatti, il batterista
Marius Lamm (Dog Soup) completa una sezione ritmica solida ed incalzante e i due chitarristi,
Michael Dietz (Wicked Kemao) e
Adrian Eric Weiss (Forces at Work ed ex Gloryful), fanno a gara a chi ha lo strumento più affilato, coinvolgendo nella tenzone pure quel boia che - al solito - incombe sulla copertina del disco. "
Demons" tiene alte le velocità, con un fugace rallentamento tattico e metà della sua folle corsa, che termina schiantandosi contro "
Falling Down" ed il suo incipit cadenzato ed inquietante, ma anche nel seguito
Juraschek tiene a freno la "bestia" a favore di un powereggiante mid-tempo.
La seguente "
Windy City" è invece una cover dei londinesi The Sweet, un gran bel pezzo (da "Off the Record" del 1977) già di suo e devo ammettere ben interpretato, senza grandi stravolgimenti se non un generale irrobustimento. Due arpeggi e tocca a "
Cry Out" e quindi a "
Salvation", episodi dove il classico Speed dei
Warrant si colora di influenze N.W.O.B.H.M e con la voce dello stesso
Juraschek che lascia intravedere certe sfumature che mi fanno nuovamente pensare a Blaze Bayley. Atmosfere che ritroviamo, anche se maggiormente incalzate, su "
Regain the Fire" che precede un bel tuffio nel passato, infatti, viene riproposta l'hardeggiante "
It's Up to You", risalente al 1988 e presente su un demo diffuso del 1999 (e delle quattro tracce incluse resta da recuperare la sola "Proud to Be Loud"), mentre "
Scream for Metal" dice già tutto nel titolo, una veloce ma non esasperata dichiarazione di intenti ("
we have to make them wanna scream...") che mette la parola fine all'album.
I
Warrant sono (ehm...) una
garanzia, e "
The Speed Of Metal" è il degno successore di "Metal Bridge", e tutto sommato lo equivale, anche se un po' meno grezzo nei suoni e coriaceo nel songwriting, inoltre non mi ha convinto molto la scelta di coverizzare i The Sweet e soprattutto di piazzare "
Windy City" proprio a metà scaletta.
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