Gundam e Metal? SI-PUO’-FARE!
Tornano le avventure dei
G.A.E.A. (acronimo di Galactic Aliens Extermination Armada), ovvero l’armata spaziale più pazza dell’universo metallico guidata, come sempre egregiamente, da
Giuseppe Nicolò, alias
Buzz (
Memories Of A Lost Soul,
SoulreaperS) che, in questo progetto, si occupa di voce e batteria, oltre che, come sempre, della chitarra e del song-writing.
Dopo il primo capitolo della saga intergalattica, denominato “
The Final Hours Of Humanity” (un titolo che non lascia spazio all’immaginazione), arriva il seguito del concept, ovvero
A Frozen Moment In Time, in cui, i sopravvissuti del primo episodio, abbandonano la Terra e si mettono alla ricerca di un nuovo pianeta, venendo cosi a contatto e scontrandosi inevitabilmente, con altre popolazioni, non solo aliene, ma anche con esseri umani che, in un passato più o meno remoto, hanno colonizzato altri pianeti.
Il progetto di
Buzz, che consiste nel coniugare il suo tipico extreme prog-melodeath, con tematiche dal taglio robotico-fantascientifico, si rivela, da subito, decisamente ambizioso e talmente visionario, da sfiorare la follia (nel senso "artistico" del termine, sia chiaro); dunque, il rischio che questa complessa sperimentazione generi un polpettone musicale difficilmente digeribile è concreto, e invece, a conti fatti, il disco, pur essendo tutt’altro che immediato, si rivela frizzante e avvincente, regalando momenti emozionanti, a patto chiaramente, che si faccia lo sforzo di immergersi totalmente nelle atmosfere interstellari create dalla band.
A Frozen Moment In Time parte in sordina, come se si volesse riavvolgere il nastro del racconto, riprendendo il filo conduttore lasciato in sospeso un paio d’anni fa ma, gradualmente, il disco entra nel vivo, attraverso brani incisivi e ben costruiti, come
Stranger In A Strange Land,
Gates Of Zendocon e
Second Chapter, raggiungendo il suo picco emotivo, in corrispondenza dei due capitoli di
Obliterator.
Nelle tracce, avvolte da un’aura di misticismo distopico, serpeggia un certo nervosismo compositivo che, a conti fatti, si rileverà l'elemento-chiave di questo lavoro, manifestandosi attraverso trame melodiche angoscianti e improvvise sfuriate sonore, creando un pathos che cresce costantemente, di pari passo allo svolgimento del concept.
Stilisticamente parlando, siamo al cospetto delle classiche composizioni a cavallo tra progressive, thrash, melodic death e, a tratti, qualcosa di addirittura più estremo, insomma in tipico “
Buzz-Style”, ma con una connotazione decisamente futuristica, enfatizzata dalle minacciose atmosfere create ad arte dalle tastiere della fedelissima
Dysphoria che, come sempre, dimostra di sapersela cavare egregiamente.
Menzione particolare per la conclusiva
Finally Free , in cui, la drammaticità raggiunge il culmine, per merito anche di qualche eco dreamtheateriano, palpabile non solo nella scelta del titolo, ma anche nelle lyrics del refrain “
These feelings, inside me…” rimodellato tuttavia su misura, in base alla concezione musicale dei
G.A.E.A., quindi con una ritmica sinistramente più cadenzata ed un alone di inquietante oscurità.
Tirando le somme, non è assolutamente semplice concepire un disco del genere, cosi sperimentale e tremendamente complesso da assimiliare, specialmente al primo impatto, eppure, la sana voglia di osare dei Nostri, alla lunga, viene premiata con un lavoro che tende inevitabilmente a crescere con gli ascolti e caratterizzato da brani brillanti, coinvolgenti e coraggiosi.
Viene solo da chiedersi: al termine di
A Frozen Moment In Time, saranno rimasti abbastanza sopravvissuti per un terzo capitolo della saga?