Copertina 9

Info

Past
Anno di uscita:1990
Durata:64 min.
Etichetta:A&M

Tracklist

  1. DECADENCE DANCE
  2. LI'L JACK HORNY
  3. WHEN I'M PRESIDENT
  4. GET THE FUNK OUT
  5. MORE THAN WORDS
  6. MONEY (IN GOD WE TRUST)
  7. IT ('S A MONSTER)
  8. PORNOGRAFFITI
  9. WHEN I FIRST KISSED YOU
  10. SUZY (WANTS HER ALL DAY WHAT?)
  11. HE-MAN WOMAN HATER
  12. SONG FOR LOVE
  13. HOLE HEARTED

Line up

  • Nuno Bettencourt: guitar
  • Gary Cherone: vocals
  • Patrick Badger: bass
  • Paul Geary: drums

Voto medio utenti

Gli Extreme condividono la stessa sorte che è toccata ai Metallica: raggiunto il successo mainstream con una ballad che ormai tutti quanti conoscono ("More Than Words" per i primi, "Nothing Else Matters" per i secondi), sono stati perennemente associati a tale canzone dal grande pubblico, che non ha dato nessuna possibilità al resto della loro discografia. Con il risultato che, ogni qualvolta si cerca di liberare dal giogo opprimente di quell'unica song il gruppo facendo ascoltare qualcosa di diverso, puntualmente ci si sente rispondere, con un tono di voce tra lo schifato e il patetico "ODDIO, GLI EXTREME SUONANO 'STA ROBA???". E' quindi ora di rendere giustizia agli Extreme e ad un disco, "Pornograffiti" per l'appunto, che è ANCHE "More Than Words", ma non solo.
Sicuramente il disco in questione rappresenta l'apice artistico e commerciale della band, come rappresentato anche dalla frequenza con cui il videoclip della super ballatona è girato sul palinsesto di MTV, che ci presenta una band in forma smagliante, forte soprattutto del chitarrismo esplosivo di Nuno Bettencourt. Ma andiamo con calma: cercare di inquadrare il sound degli Extreme è cosa alquanto ardua, anche se ai tempi la questione veniva liquidata semplicemente etichettandoli come Hair Metal, soprattutto più in virtù della loro folta capigliatura che per la loro musica. Definire comunque hard rock la loro proposta risulta perlomeno riduttivo, anche se non del tutto sbagliato: la base è sicuramente quella, ma è arricchita da una serie di influenze delle più disparate che spaziano dal funky, sicuramente l'elemento più immediatamente riconoscibile, all'orecchiabilità e ai refrain catchy tipici del pop, passando per l'immancabile ballad per sola chitarra e voce ed includendo persino un pezzo pianistico dal sapore decisamente jazz/soul. Insomma, gli Extreme fanno della varietà stilistica il loro vero punto di forza, andando a costruire un proprio stile che nessuno, neppure loro stessi, sarà più in grado di recuperare in futuro, facendo leva sulla figura carismatica e virtuosa del chitarrista Nuno Bettencourt, che con il suo stile ipertecnico ma al contempo fortemente emozionale e carnale marchia a un fuoco un disco che ormai è diventato un vero e proprio classico. Cercare di dare una descrizione dei pezzi che componogo l'album è durissima, se non altro per la straordinaria e disarmante semplicità con cui il gruppo riesce a comporre canzoni immediate ed orecchiabili, che però ascoltate con maggiore attenzione rivelano una struttura di fondo di una complessità allucinante, ad indicare che da un punto di vista meramente strumentale gli Extreme non sono secondi a nessuno. Non me la sento di scegliere degli estratti da considerare come apologetici del disco: "Pornograffiti" è uno di quei dischi che vanno ascoltati dall'inizio alla fine, senza skippare o senza passare da un pezzo all'altro, uno di quegli album che rappresentano un'unità unica ed inscindibile come pochi altri nella storia della musica. Interrompere il continuum delle tracce fa inevitabilmente perdere un po' della magia di "Pornograffiti", quindi consiglio caldamente di procedere seguendo l'ordine delle tracce indicato sul booklet.
Il disco esce nel 1990 sotto A&M Records, una etichetta collaterale alla Universal, che quindi non ha problemi di budget: la produzione è decisamente ottima, i soldi sono stati spesi a dovere ed il disco è arricchito da tutta una serie di interventi eseguiti in fase di mixaggio, e mi riferisco ad esempio a tutte le trombette e tutti gli inserti che vanno inevitabilmente a "laccare" il disco ma che al contempo non lo snaturano, rendendolo perfetto, aggiungendo tutti quei dettagli che vanno a sottolineare e a completare la struttura delle song.
Insomma, "Pornograffiti" è un disco storico, che inanella una serie di perle una dietro l'altra. Peccato che di questo gioiello sia stato considerato e tramandato solo un pezzo, che senza dubbio merita tutta l'attenzione che gli è stata data, ma che nulla ha da invidiare alle altre dodici tracce. Giusto per ricordare che gli Extreme non sono solo "quelli di More Than Words".

Michele 'Coroner' Segata

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TRACK BY TRACK

1-Decadence Dance: un’intro di voci e rumori metropolitani introduce il “concept nascosto” di Pornograffitti (ascoltare per credere), per poi lasciare spazio a due rasoiate nel buio di messer Nuno… parte così Decadence Dance, song dal riff irresistibile come molte altre del disco. Il mood è decisamente happy, easy, anche se di scontato non c’è neanche una nota. Stupenda.
2- Li’l Jack Horny – Primo esperimento: fiati, andamento da big band, per un pezzo che più americano non si può, seppur supportato magnificamente da una sezione ritmica mai banale. Interessante, anche per la posizione in scaletta.
3- When I’m President – Stavolta si parte con un attacco rap, con tanto di scratch simulato sulle corde della chitarra, poco dopo esplode un altro riff granitico, come tanti ne troverete su Pornograffitti. Prima grandissima esibizione di cori, uno dei punti a favore dei nostri, non a caso paragonati ed amici dei Queen (quelli veri, eh, quelli di Freddie, non sta porcheria di adesso).
4-Get the funk out – Micidiale giro di basso che attacca una song che più funky non si può, dal nome all’ultima nota. Una bomba energetica, come le pillole di pacman!
5 – More than words – Appunto, più che parole… ascoltare per credere. Cosa possono fare una chitarra, due voci e un talento infinito.
6- Money – Dopo la ballad, il disco (a mio parere) esplode: è da qui che i pezzi diventano imprescindibili, uno dopo l’altro. “Money”, in particolare, sforna l’ennesimo riff capolavoro, un ritornello che più catchy non si può, e la solita, irresistibile attitudine festaiola che gli Extreme sanno creare. Semplicemente da applausi.
7 – It(‘s a monster) – Di bene in meglio. Un altro giro di chitarra da infarto, seppur nella sua semplicità, ma dove diavolo li prendeva mr. Bettencourt?? Stupendo, tirato, secco e diretto come un cazzotto. E con un altro ritornello dai cori queeniani… Ah, giusto per ricordarvelo… ascoltate l’assolo, e morite.
8 – Pornograffitti: altro riffone, altra corsa. Stavolta il brano vibra indeciso tra stacchi in levare e note che fischiano, mentre il basso di Pat fa il suo sporco lavoro. Assoli da panico, ma che ve lo dico a fare…
9 - When I first kissed you – Cambio totale di atmosfera. Questa song, come la n°13, sono state prodotte direttamente da Nuno Bettencourt, che in questa si cimenta al pianoforte. Il sound è completamente diverso, si sente lontano un miglio che è un’aggiunta alla tracklist in seconda battuta. Ma la canzone non tradisce la linea concettuale dell’album. Gary Cherone scimmiotta Sinatra, anche nel testo, e fa il crooner per un pezzo che più inaspettato non si può.
10 – Suzi – Il mio brano preferito: ci risiamo, un riff così bello che fa incazzare, un ritornello che ti si marchia indelebile al centro del cranio, dei cori come Dio comanda, ed un tiro della madonna. Che magia, ragazzi…
11 – He-man woman hater – Non vi è ancora bastato? Gustatevi l’intro della canzone, il famoso “Flight of the wounded bumblebee”… se dopo siete ancora vivi, vi attende un mid tempo dalla melodia accattivante, e dal mood un pò più aggressivo… La storia del nostro eroe continua a dipanarsi, e da qui comincia a ripiegare su se stessa… stupendo.
12-Song for love – ballad numero due, come casa Atlantic comanda, ed ecco “Song for love”, dolcissima e gonfia di suono e arrangiamenti. Un altro ritornello indimenticabile, un altro assolo da brividi, stavolta più per l’intensità che per la tecnica fine a se stessa.
13-Hole Hearted – L’altro brano “spurio”, che chiude il disco in maniera delicata, quasi in punta di piedi, con una song acustica dal vago retrogusto country, quasi a volersi lavare i denti dopo un’abbuffata storica. Il perfetto suggello a questo piccolo capolavoro, che finisce come era cominciato nei vicoli di periferia…

Pippo 'Sbranf' Marino
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata
capolavoro

disco fondamentale, uno dei migliori in questo genere, peccato che gli Extreme non sono mai stati capaci di ripetersi su questi livelli.

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