Gli
Skogskult sono un’interessante e inquieta(nte) creatura musicale scaturita dalle foreste nordiche, intrisa di visionarie pesantezze
doom /
stoner, ma altresì capace di concedersi tenui bagliori di malvagità
death /
gothic, sviluppando così un
sound che riesce ad evitare di essere eccessivamente monolitico e ripetitivo.
Un rischio, quest’ultimo, piuttosto elevato nel genere e che i quattro di Umeå (con esperienze in formazioni underground come Från Mars, Scitalis e Never Recover) scongiurano tramite un approccio alla materia variegato e abbastanza ambizioso, oltre che parecchio conturbante.
L’influsso
folk, esplicitato attraverso brandelli di suggestioni rituali e liriche in madrelingua, s’integra piuttosto bene con le altre componenti espressive, in un disco eponimo che con l’atto d’apertura “
Lyktans låga” conduce l’astante in una forma di densa oscurità sonica, dominata da angoscia e rabbia, ben rappresentate dalle rimiche possenti e orbitali di
Albin Kroon e
Alexander Söderlund, dalle chitarre tenebrose di
Samuel Nordström e dal cantato tormentato di
Simon Rosengrim.
Il
break da liturgia esoterica conferisce al brano un’ulteriore scossa emotiva tutt’altro che rassicurante, e una sensazione analoga la trasmettono la successiva “
Turs”, con i suoi squarci decadenti, evocativi e mortiferi e l’imponente stele
goth-psych-stoner “
Jag ger mig av”, mentre con “
Pakten” la
band scandinava esplora sonorità più vicine all’
hard-rock “classico”, nella sua declinazione più acida e fragorosa, con un piglio vagamente Hawkwind-
esco.
“
Sol”, con i suoi avvolgenti e solenni richiami a riti pagani e le spirali ipnotiche e liquide di “
Snöblind” contribuiscono, infine, alla riuscita di “
Skogskult”, il debutto assai promettente di un gruppo che gli estimatori di Sleep, Cathedral, Electric Wizard e Monolord farebbero bene a seguire con attenzione.
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