Il debutto dei
Mary Was a Machine, "
Damnatio Memoriae", è uno di quei lavori che colpiscono per la maturità già evidente. La giovane band bresciana sceglie di presentarsi con un album compatto –
appena 32 minuti – ma denso di idee e sfumature, che scorrono con naturalezza e senza mai dare la sensazione di riempitivo.
La produzione di
Jarno Bellasio ai
Theorem Studio è un valore aggiunto: suono pulito, potente e ben bilanciato, capace di valorizzare una scelta non comune, quella di utilizzare tre chitarre, imbracciate da Daniel Damioli, Davide Bogarelli e Claudio Cristini; l'intreccio delle sei corde non risulta mai ridondante, anzi, conferisce profondità e dinamismo, permettendo alla band di spaziare tra riff serrati e aperture più atmosferiche.
Uno dei punti focali resta però la voce di
Hakem Belleri: nei passaggi puliti riesce a trasmettere una personalità distinta, calda e coinvolgente mentre negli scream si fa tagliente ed efficace, senza mai cadere nell’eccesso. È questa dualità che dà identità al disco e lo rende riconoscibile.
Gli inserti elettronici, presenti ad esempio in "
About You, About Me", sono dosati con intelligenza: arricchiscono il tessuto sonoro senza snaturarlo, aggiungendo modernità e un tocco di originalità. Allo stesso tempo, la band dimostra di saper rallentare e scavare nelle emozioni più intime, come accade in "
April’s Days", brano malinconico e delicato che apre una finestra sull’anima più introspettiva del gruppo, lontano dall'essenza più sludge e distruttiva della band come nella quasi conclusiva "
Alien".
Questa capacità di muoversi con disinvoltura tra l’anima alternative e quella metalcore è forse la cifra stilistica più interessante dei Mary Was a Machine. Non si limitano a seguire i cliché del genere, ma provano a contaminare e a rendere personale la loro proposta. Il risultato è un album che si ascolta tutto d’un fiato, ma che invita a tornare indietro per cogliere i dettagli e le sfumature.
In definitiva, "Damnatio Memoriae" è un debutto convincente, che merita attenzione da parte degli appassionati e che lascia intravedere orizzonti ampi per il futuro della band. Non è solo una promessa, ma già una realtà solida, capace di coniugare energia, cura dei particolari e sensibilità artistica tramite un esordio che mette basi solide e apre prospettive interessanti.
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