Stavolta si chiama “
River of music: the power of duets”, ma la formula non è troppo distante dai due capitoli del 2024 denominati “
Roots & shoots”, ovvero raccogliere un bel numero di cantanti di valore e affidare loro quanto scaturito dalla sua nobile e instancabile penna, magari condividendo il microfono con tale coalizione di “nuovi, seminuovi ed esperti” esponenti della fonazione modulata.
Una prassi a cui
Jim Peterik si affida con il solito spiccato entusiasmo, potendo contare su frequentazioni artistiche di prestigio, innato “fiuto” per le voci emergenti e pure sul suo stesso patrimonio genetico, evidentemente trasmesso in maniera assai efficace e consistente.
Il tutto si svolge lungo una decina di canzoni di raffinato e intenso
rock melodico, dalle sfumature
pop e
rootsy, e se la cosa non “sorprende”, a stupire almeno un po’ è la
verve con cui
Mr. Peterik scrive e interpreta una nuova (ma c’è anche il
remake di “
In good faith” dei Survivor) collezione di note avvolgenti ed emozionanti, che forse non “passeranno alla storia” (come invece spesso accaduto in passato) e che tuttavia rappresentano una sorta di
lectio magistralis per chiunque ami o bazzichi in modo attivo il genere.
I duetti con il figlio
Colin, sviluppati nelle delicate pulsazioni sonore dell’
opener “
River of music”, nel
pathos di “
Slow lightning” e nella toccante tensione espressiva che alimenta la traccia conclusiva “
Everything you need”, appaiono così quelli (fatalmente …) più “sentiti” e tra i momenti maggiormente riusciti dell’albo mi sento di segnalare anche la felpata “
Waiting for you” (con le ugole di
Dave Mikulskis e
Bree Gordon in felicissima sintonia), le sofisticate spigliatezze di “
The cadence of things” (a cui contribuisce da par suo l’ex Chicago
Jason Scheff) e l’enfasi “campestre” di “
Between two fires” (con
Kevin Cronin dei REO Speedwagon).
Le ultime notazioni le riserviamo alla già citata
cover di “
In good faith” (un trattato di pura emotività, reso ancora più “teatrale” dall’ottima
partnership tra
Toby Hitchcock e la
rising star Kaity Heart) e per la produzione di
Ron Nevison, un altro “signore” che la materia la conosce assai bene.
“
I’m a survivor” canta
Jim Peterik in uno dei brani meno incisivi di “
River of music: the power of duets”, ma al di là della sua validità intrinseca, mutuiamo il titolo per sintetizzare e parafrasare in qualche modo l’essenza di quest’opera: la prova di un’artista dal passato straordinario e dal presente credibile e riconoscibile, “aperto” ad una scena per la quale rappresenta un venerabile
Maestro che, come tale, è destinato ad essere superato dai suoi migliori discepoli.
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