Ristampa quanto mai opportuna per questo primo lavoro solista di Jeff Scott Soto (originariamente datato 1994), rilasciato proprio ora per sancire un nuovo accordo con la Frontiers Records ed in concomitanza dell'uscita del nuovissimo "Prism", sua seconda fatica.
Con "Love Parade" si evidenzia in modo inequivocabile l'amore di Soto per il funky, questa volta ancor più messo in risalto rispetto a quanto già faccia con i Talisman.
Ricordo che al tempo della sua prima uscita l'album passò quasi inosservato, tanto da esser trattato anche in ben poche recensioni del settore.
Quelli del 1994 sicuramente non erano tempi propizi. Per quanto mi riguarda, fu un male: imberbe, soldo di cacio, sprovveduto (ancor più di adesso :-)), convinto dalle poche ed inappropriate recensioni che ne furono fatte e non avendo possibilità di reperire ulteriori informazioni a riguardo, ignorai l'uscita.
Ad ennesima dimostrazione di quanto una recensione non è null'altro che un semplice parere, ascoltandolo ora, mi rendo conto di quanto io, amante del funk, mi sia perso per tutto questo tempo.
Lasciamo stare i Talisman, sarebbe un errore pensare che con quest'album Soto si allinei a quanto fatto con la band. Assoltamente no, i richiami continui al pop funk di artisti da sempre punti fermi tra le sue influenze, come Prince ("Monogamy" sembra uscita da "Sign O' The Times"), George Clinton, James Brown ("Funk Sandwich" ne rappresenta una sua ideale fusione con Prince), Cameo, Extreme (la title track ne è la riprova), ai Mother's Finest, impazzano per tutte le dodici tracce contenute, con anche inserti hip hop e scratches (come nel caso di "How U Want It").
"Friend", invece, spunta dalla scaletta costituendo un bell'esempio di funk/aor spedito.
Vigura la cover dei Queen "Dragon Attack", per l'occasione riproposta ed allineata allo stile dell'album.
L'unica vera precisazione va fatta per il drum programming, presente nella maggioranza dei brani, ma sicuramente esso non va a costituire un punto debole. Risulta, infatti, ben curato negli arrangiamenti, ben sfruttato ed amalgamato a dovere nell'impasto sonoro.
In più, sinceramente, inserita in un contesto musicale più orientato al "danzereccio" come questo, non sembra affatto fuori luogo, come si potrebbe pensare a primo acchito.
Non c'è che dire, il livello qualitativo delle composizioni è alto.
Occhio, però, che di metal non c'è proprio nulla!
Se come me adorate il funk ed anche la sua mistura al rock corposo, il mio consiglio è di non perdervi l'ascolto di questo "Love Parade", ascoltare per credere.
C'mon, shake ya butt!!!!
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