Il debutto dei Winterlong è un album che va a corrente alternata, e non perché si ispiri agli AC/DC, ma semplicemente perché accanto a buone intuizioni piazzano delle ingenuità e delle cadute di tono che con maggior attenzione avrebbero potuto evitare.
Partiamo subito chiarendo che questi giovanissimi svedesi suonano un Power Metal "scontatello" che prevede un largo utilizzo delle tastiere. Su "Valley of the Lost" i Winterlong possono avvalersi dell'aiuto di Lars Eric Mattsson, che oltre a suonare le tastiere, cura anche la produzione, a mio parere ben poco efficace, dell'album.
A dire il vero parte pure bene, con "From Heaven To Hell", ed una discreta prova del singer, il quale più che a Kiske e "discendenza", si ispira a David DeFeis (per i distratti, singer dei Virgin Steel). Segue un'altra buona prova, con la potente "Sky Travelers" scandita dal drumming di Toni Erkkilä. Refrain e riffs sentiti migliaia di volte (sopratutto dai Manowar) ma sempre efficaci, per la track che porta il nome del gruppo, ed in questa canzone è la volta dei chitarristi a mettersi in evidenza, specialmente nella lunga parte affidata alle loro sei corde.
I Winterlong fanno ancora meglio nella successiva ed articolata "Valley Of The Lost". Finora sembra girare tutto per il verso giusto, ma ecco che arrivano i punti deboli del disco: "The Water Spirit" cerca di diversificarsi ma infine risulta solamente pesante (nel senso peggiore del termine) e con dei passaggi vocali veramente fastidiosi. Non migliorano le cose con la scontata "Nosferatu" che alla fine sembra ridursi più ad un esibizione di stile che ad un brano Power. Pochi gli appigli per le critiche nella seguente "Mystery Of Life", ma nemmeno troppi spunti per eventuali lodi.
Lasciato alle spalle il breve arpeggio e l'assolo che compongono "Victory", ecco che i Winterlong rientrano in carreggiata. "Written In Blood" è nuovamente un brano convincente, ben ritmato e con le chitarre che divagano meno del solito, creando un sound più compatto rispetto a quanto ci avevano abituati sinora. La melodica "Driven By Insanity" chiude senza ulteriori sussulti l'album.
Ho la sensazione che i Winterlong abbiano precorso i tempi, e li attendo al varco con il prossimo album.
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