Da una band attiva da otto anni, con alle spalle un esordio considerevole, che si è fatto notare per le sue sonorità melodrammatiche e alquanto decadenti, ci aspettavamo un terzo full lenght altrettanto complesso, che avrebbe prolungato il sentiero musicale fino ad ora tracciato.
Insomma, un album degno del nome Tristania. Invece “World of Glass” ha destato qualche incertezza. Le singole tracce sono valevoli e ben strutturate, ma nell’eclettico e composito album si fondono troppi elementi eterogenei. Si passa dal gothic al black/death metal, fino ad un azzardato industrial.
I Tristania non hanno mai accettato i canoni e le categorie, e non si sono mai imposti dei limiti nel comporre musica e nel genere le evoluzioni stilistiche sono consentite, ma del vecchio sound “tristaniano” resta solo la diafana ma stentorea timbrica della celestiale Vibeke.
Inoltre, in quest’album sono state aggiunte altre voci maschili e, dopo “Beyond the Veil”, il vecchio singer Morten Veland ha lasciato il gruppo per far posto a Ronny Thorsen dei “Trail of Tears”, Osten Bergoy e Jan Kenneth Barkved. Altro ospite d’eccezione è il violinista Pete Johansen dei “The Scarr”.
In ogni caso, anche se “World of Glass” non è convincente, dopo aver firmato per la Napalm Records i Tristania si sono meritati il successo che li vede impegnati come headliner in importanti festival europei, supportati da Tiamat, Anathema, Rotting Christ e altri.
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