E’ ormai il mio destino presentare gruppi che posti in mezzo alla musica di plastica contemporanea fanno la figura degli ultimi dei Mohicani, combattono sapendo di perdere. Simpatici “losers”.
Emblematico il caso di questa band del North Carolina, dal lungo e buffo nome, che va ad ampliare la già vasta famiglia degli hard rocker sudisti dell’ultima ondata. Le coordinate musicali sono ormai note, hard blues/hard rock “stonerizzato” con agganci alla tradizione southern, questi ultimi presenti soprattutto nei brani più riflessivi come l’intensa ballad “Hello cigarette girl” e l’acustica “Wish you were mine”. Tutti gli altri sono pezzi d’impatto roccioso, brevi e diretti, dall’apertura heavy slide “She is venus” alla grintosissima “Ghost rider” ispirata dal protagonista di un fumetto cult, passando per il blues acido di “Whiskey devil” ed i massicci riffoni in “Shovelin’ time” e “Knifedance”. Su tutto si staglia la perla “Outerspace girl”, tuffo nella psichedelia spaziale, liquida ed ammaliante atmosfera creata con semplici effetti minimali. Il difetto più grosso sta nell’eccessiva brevità del lavoro che in tempi di interminabili lagne stucchevoli è certamente nota di demerito, perlomeno per l’opinione comune. Senza artifizi, senza spocchia, un po’ d’alcool e di ampli valvolari, volumi al massimo e voglia di suonare, questi non cambieranno la storia della musica, non diverranno famosi, non avranno le copertine sui magazine di tendenza, continueranno ad esibirsi in luridi locali pieni di birra e fumo e se ne sbatteranno altamente. Mi piace questa filosofia. Adoro l’underground per pochi intimi. Forse sono un “loser” anch’io, e ne vado fiero.
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