L'anno era il 1995 ed il sottoscritto, con qualche centimetro di capelli in meno e tanta ingenuità in più, era pigramente disteso sul suo letto leggendo un improponibile fanzine underground stampata in B/N ed ascoltando "Brutal Noise", l'unico programma radio della capitale con il coraggio di dedicare due ore settimanali solamente alla musica estrema; in un marasma di band semisconosciute destinate all'oblio da li a pochi mesi, una canzone colpì in maniera estremamente violenta l'attenzione dell'assonnato ragazzino: "I Of Terror", tratta dal superbo "Adelain", primo ed inarrivabile album dei Greci Elysian Fields. Tanti anni dopo, colpito negativamente dal deludente "We... The Enlightened", il sopraccitato ragazzino si trova fra le mani "12 Ablaze" e con una certa emozione, velata da un retrogusto di timore, va ad inserirlo nel lettore cd... e la commozione torna a farsi sentire prepotente. Il nuovo album della formazione greca si pone come ideale successore di "Adelain", confermando l'estrema originalità di una band troppo sottovalutata ed a tratti geniale; 41 minuti che passano in un attimo, colmi di un feling tipicamente death metal addolcito dall'intelligentissimo uso delle tastiere e di romantici archi, pesantemente influenzati, pur senza perdere personalità, dalla scena svedese oltre che da quella greca. La produzione conseguita ai Praxis Studios (Septic Flesh, Nightfall, Necromantia solo per nominarne alcuni) dona al sound della band un'atmosfera veramente malinconica ed evocativa, spesso toccante come nella parte finale della title track, 5 minuti di pura arte estrema. L'uso della batteria elettronica, lungi dal rendere il prodotto freddo e distaccato, si rivela estremamente caratterizzante, donando ai brani degli Elysian Fields quel tocco così personale che rende "12 Ablaze" un disco che ogni amante della musica dovrebbe ascoltare almeno un paio. Non è possibile racchiudere in poche righe la poetica essenza di questo album, meritevole piuttosto di essere scoperto ascolto dopo ascolto e di essere gustato nella sua interezza. Un grande ritorno per una band che oramai davo per dispersa: weak we stand before them!
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