E’ piuttosto strano che una grande label come la Century Media decida di ristampare e ripromuovere un album di un proprio gruppo, uscito solamente due anni fa. La spiegazione è presto detta: data un’attenzione del pubblico poco soddisfacente, questo a causa di una adeguata pubblicità sui magazine specializzati, la stessa Century Media ha deciso di offrire una nuova opportunità al gruppo statunitense. La biografia allegata al promo cd è, come sempre, esagerata, proclamando “Fear Will Drag You down” come il miglior prodotto metal mai realizzato in quanto ad originalità e alla maniera di proporre il proprio stile: io direi più semplicemente che questo è un buon album, ma non ha certamente quel qualcosa in più per stupire. La tecnica è presente quel tanto che basta da far rendere al meglio i quindici brani presenti, caratterizzati da una produzione ed una registrazione decisamente buone. Una cosa molto positiva che ho riscontrato a seguito di svariati ascolti, è come gli Shadows Fall siano riusciti ad amalgamare un sound decisamente aggressivo e grooveggiante con influenze parecchio moderne come Biohazard e gli ultimi Machine Head. Musica d’impatto con una voce molto versatile che riesce a passare dal growl al cantato decisamente punk,(stile Offspring, nda), senza però risultare mai né troppo fastidiosa, né troppo pacchiana. Addentriamoci ora in un breve commento ai brani più significanti. “Dead World” è l’opener,quale scelta più azzeccata; un muro di chitarre introduce nel miglior modo possibile l’intero album. Riffs di chitarra non troppo originali, è vero, ma decisamente coinvolgenti e chirurgicamente disposti in modo da risultare fluidi e mai ripetitivi. Molto buona l’idea di un intermezzo suonato dalla chitarra acustica, che aggiunge alla song un tocco di atmosfera assolutamente apprezzabile. “Stepping Outside The Circle” , tratta dall’album “Of One Blood”, pubblicato nel 2000, è orientata su sonorità molto vicine agli Slayer: ritmiche corpulente e drumming veloce e potente, con una doppia cassa spesso incessante. Per ultima per ordine, ma non per qualità, è da citare “To Ashes”, prima violenta, poi ballad americana, e infine di nuovo molto aggressiva, al limite del black. Una miscela di generi, insomma, in cui gli Shadows Fall sanno destreggiarsi più che bene nel migliore dei modi.
Un album non spettacolare, ma semplicemente molto buono.
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