Di non facile catalogazione il debut album di Stonesour, band che vede alla voce Corey Tylor, ovvero il lead vocal niente – poco – di – meno di Slipknot. Gli Stonesour nascono nel 1992 grazie allo stesso Tylor ed al drummer Ekman e muoiono nel 1997, allorquando Tylor entra nel combo mascherato, seguito dopo un anno da Joel e Shawn (Joel poi lascerà il posto a Jordison). Ora, nel 2002, il five pieces si riunisce per sfornare il debut omonimo, sempre sotto le ali di Roadrunner…l’album in questione si muove, inevitabilmente, su una derivazione slipknotiana della musica: ma attenzione, se avete capito che questo album è una fotocopia di Slipknot avete capito veramente male! Pur partendo da una base prettamente Nu Metal (vedi l’opener ‘Get Inside’ e la seguente ‘Orchids’), gli Stonesour esplorano sonorità a volte vicine agli ultimi Helmet, a volte molto, molto vicine ai Tool, il tutto miscelato in una ottima pasta rock, di quello più emozionale, combinando un riffing a volte roccioso con ottime aperture melodiche che rendono l’album molto accessibile e fresco. Musicalmente, comunque, questo five pieces non è né meglio né peggio di molte altre band (chitarre, basso e batteria svolgono più che bene il loro compito), però la differenza assoluta la fa Corey Tylor, libero di cantare con sentimento, con trasporto, con una passione, forse imprigionata nella sua band madre, per ovvi motivi di “cattiveria”: Corey si dimostra una delle voci più poliedriche del panorama Nu Metal mondiale…devastante sul pesante e semplicemente coinvolgente sul melodico, con una voce che sul pulito impressiona per il suo tono caldo e passionale (a volte morboso). Complimenti a Stonesour, dunque, capaci di dare alle stampe un platter che cresce di song in song, di ascolto in ascolto fino a quando non ti esplode in testa…su tutte le songs posso citarvi il penta – milestone centrale, ovvero ‘Blotter’, ‘Choose’, ‘Monolith’, ‘Inhale’ e ‘Bother’ (una slow song di puro sentimento, presente oltretutto anche nella colonna sonora di ‘Spiderman’), che da sole “fanno album”. Forse Stonesour sono solo una valvola di sfogo per i vari membri, forse no, ma rimane indubbio il valore del platter, che pur non essendo qualcosa di stravolgente in termini assoluti del termine, colpisce nel segno, lacerando la mente e ferendo le carni.
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