Dopo l'intro "Beyond The Gates" si avanza sulla scia dei Labyrinth e dei Secret Sphere, un paragone accentuato anche dalla voce di Federico Puleri, che su "Forever With Me" ricorda non poco quella di Roberto Messina, mettendo sin da subito in mostra un'ottima estensione vocale, ben inserita all'interno dei brani. A suo riguardo c'è poi una curiosità da segnalare, dato che Federico è entrato da poco nei Vision Divine come chitarra ritmica. Torniamo però ai SevenGates, che hanno finalmente debuttato grazie all'etichetta brasiliana Megahard, andando così a fare compagnia ad un altro gruppo italiano, i Frozen Tears. I ritmi proseguono sostenuti con "Shadows..." puntando su ritornelli orecchiabili e sulla notevole spinta della sezione ritmica, ma qui anche i chitarristi si ritagliano spazi a sufficienza per mostrare la loro bravura. Più vicina allo stile dei Sonata Arctica la seguente "Prisoner In Your Mind". Scivola via più anonima "Mysterious Gods", che precede "Battle Of Britain 1940 - Spitfires Crossing", strumentale riuscitissimo grazie al bel lavoro di tastiera e chitarre, e che si segnala come uno dei momenti migliori dell'album. Ovviamente non manca la classica ballad: "On The Moon", tutta giocata su piano e voce. Sono invece dei riffs serrati a caratterizzare "Lords Of The Nights" ed i cori epici presenti contribuiscono a rendere l'aria decisamente metallica. Ancor più epiche le atmosfere di "Lament Of The Sins", che propone un bel break di tastiera. Un pezzo che ricorda molto il progetto solista di Tobias Sammett, sopratutto il refrain, assai simile a quello di "Farewell". Ancora spazio per il brano che ha dato il titolo all'album, classico Power Speed melodico italiano, e per la bonus track "Download", un episodio divertente che si distacca dal contesto dell'album. Nella bio che accompagna il CD i SevenGates ricordano i loro inizi come cover band di Bon Jovi. Ora mi sembra che non ricalchino in maniera sfacciata nessuna band in particolare, anche se viene facile descriverli come una band di power metal sinfonico. "Unreality" è un discreto album di debutto, ma ai SevenGates manca ancora di quel guizzo vincente che potrebbe portarli a distinguersi. Diciamo che hanno aperto solo la prima porta... le altre verranno!
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