Pur essendo di giovane età, gli Svedesi Voice of a Generation sono una di quelle formazioni che ostinatamente tengono in vita lo spirito punk’n’roll delle origini. I loro punti di riferimento restano saldamente ancorati alla Londra fine “seventies”, al travolgente fermento di quel periodo indimenticabile, ai Damned, gli Alarm, soprattutto i primi Clash, influenza fin troppo palese del gruppo Scandinavo.
In particolare i V.o.a.G. esprimono in maniera genuina quella mentalità militante e combattiva che caratterizzava i pionieri del movimento, in seguito annacquata e snaturata dalle necessità dell’industria dello spettacolo.
L’ultima fatica trasuda come sempre sincerità e passione, elementi indispensabili a bilanciare uno stile non propriamente originale, talvolta troppo devoto al verbo di Strummer e soci, vedi episodi come “The upbringing” o “Justice”. La produzione di Mieszko Talarcyk (Nasum) ha esaltato il riffing metallico e potente, al quale si aggiungono l’attitudine ruvida e rissaiola e gli esplosivi cori da urlare a squarciagola, e questi sono i punti di forza dell’album che non possiede la brutale violenza hardcore ma non va nemmeno confuso con i moderni brodini pop-punk.
Canzoni manifesto old-school come “Cause for alarm”, “Bastard” o “450 days”, solide e tradizionali, orecchiabili e casiniste, hanno il pregio di divertire e di non seguire il vento delle mode. Di sicuro non scalerà le classifiche di vendita, ma la forza dell’onestà fa di questo lavoro un buon album di settore.
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