Dietro il progetto Matore si cela una dolce ed eterea donzella tedesca, Brita Adler, la quale in questo disco fa praticamente tutto da sola, aiutata solo da Timo Trommer per quanto riguarda la produzione e la composizione delle musiche.
La proposta è una musica raffinata, intima, oscura quanto basta, che pesca a piene mani da tutta una serie di influenze, da Bjork a Kate Bush, passando per il trip hop dei Portished, certo dark anni ’80, tessiture ambient ed un pizzico di popular music.
Le canzoni sono tutte molto pacate, pervase da un sottile filo di tensione, hanno un’atmosfera talvolta cosmica, ricca di etereo pathos.
L’unico difetto è che spesso le canzoni sembrano assomigliarsi, sono ripetitive, è questo è dovuto principalmente all‘interpretazione di Brita, che è assolutamente personale; lei non urla mai, si limita a sussurrare, con fare suadente ed espressivo, e le emozioni scorrono a fiumi, anche se come detto dopo un po’ ci si potrebbe annoiare.
La melodia inoltre è decadente, non vira mai verso la felicità, preferendo seguire sentieri spesso sinistri, ma comunque affascinanti.
Questo “Crocodile Tears” è certamente un buon disco, ma gli manca qualcosa a livello compositivo, quel qualcosa che possa esaltare al massimo le potenziali vocali di Brita Adler. C’è da dire però che soprattutto in questo genere di musica, le impressioni sono molto soggettive e personali e la bontà di un disco si misura soprattutto dalle emozioni che riesce a dare, e questo disco potrebbe darne molte.
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