Altro disco per i Red Harvest, altro imprescindibile viaggio nelle allucinazioni della mente umana. Un viaggio che ormai dura anni, da quel capolavoro che risponde al nome di “There’s Beauty in the Purity of Sadness” e che in ogni suo episodio ci arricchisce ulteriormente, portando le nostre sensazioni e le nostre angosce sempre un gradino più su, un passo oltre. Il quintetto norvegese non delude affatto ed anche il loro ultimo lavoro intitolato ironicamente “Sick Transit Gloria Mundi” colpisce nel segno con il suo metal acido e corrosivo, così malato ma allo stesso tempo così curativo e mondante. “Apocalyptic Industrial Paranoia Metal” lo chiamano loro, io più semplicemente direi che questo è metal di qualità, che passa agevolmente da brani violentissimi spazzatutto come l’iniziale “Aep” e “Humanoia” a mid tempos soffocanti ed inquietanti come “Godtech”, che richiama alla mente le stesse atmosfere mistiche ed apocalittiche di “Psalm69” dei Ministry. La produzione affidata a Neil Kernon non delude e completa l’opera, affidandoci un album lucido e tagliente, che ci rende totalmente succubi e che schiaccia l’ascoltatore nella sua piccolezza di fronte a tanta impressionante e malevole potenza. A mio avviso notevolmente superiori a qualsiasi release di Devin Townsend/SYL, una band colpevolmente ignorata da media e pubblico. Ma l’ignoranza, prima o poi, si paga…
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