Ladies and gentlemen, from Vancouver, Canada…The Black Halos! Mi basterebbe questa stringata presentazione per chiarire immediatamente che i Black Halos suonano, sudano e vivono il rock ‘n’roll più autentico, l’erede legittimo di personaggi mitici come Johnny Thunders, The Clash, The Stooges sporcato irrimediabilmente con il glam rock di matrice americana e rinfrescato di recente da Backyard Babies ed in genere da tutta la scena scandinava. Affrettatevi pertanto a buttare nel cestino dell’immondizia l’ultimo live dei Green Day che state facendo girare da qualche settimana e dedicatevi all’adorazione di ‘Alive Without Control’, la carica adrenalinica di ‘Last Call At The Toothless Saloon’ vi ripagherà dello sforzo. E non fateci caso se con la title track vi sembrerà di ritrovare accanto a voi gli Hanoi Rocks di ‘Mistery City’, l’impressione passerà immediatamente visto e considerato che questi canadesi sono cazzuti, estremamente melodici nel proporre uno sleazy rock contagioso, elettrico, splendidamente arrangiato (e gli inserti di piano alla Quireboys lo dimostrano). Sicuramente ha giovato alla band la lunga gavetta: attivi dal lontano 1994 i canadesi si sono fatti le ossa tra bettole e festivals suonando in ogni dove ed il risultato si sente. L’intero album è perfettamente prodotto, i suoni di ogni strumento sono bilanciati magnificamente, nessun soverchiamento, nessuna finta attitudine. L’anthem ‘Darkest Corner’ immagino sia devastante in sede live, il mood darkeggiante di ‘Mirrorman’ mi ha riportato all’esordio Vain (…comunicazione di servizio….perché Graz non mi ha dato da recensire il nuovo parto di Mr. Davy Vain?), la fiammata di due minuti e mezzo contenuta nella devastante ‘Tight’ vale da sola l’acquisto di ‘Alive Without Control’: una voce distorta e filtrata, un coro bruciato, una batteria che rincorre il tempo …eccezionale! Quando i cinque decidono di dilatare il songwriting ne viene fuori una song come ‘Broken’: densa e corrosiva ma filtrata dalle atmosfere nordiche di Hives e Babies di cui sopra, attraversata però da un brevissimo solo di chitarra che è come un urlo nella notte. E la cover poi…’I Need To Know’, ossia come prendere un’icona del folk/Rock come Tom Petty e ridisegnarne i confini con l’aiuto di una pistola a spruzzo. Vogliamo aggiungere anche un booklet ben curato e una cover che chiarisce anche visivamente dove vogliano andare a parare questi “corvacci”. La voce graffiante di Billy Hopeless (e il cognome è tutto dire!), il drumming devastante di Rob Zgaljic, le chitarre galeotte di Adam Beevare e Jay Millette vi faranno saltare, dimenare, trangugiare ettolitri di birra, vi ricorderete d’improvviso di tutte le parolacce che avevate dimenticato andando in ufficio giorno dopo giorno….ricordatevi però di insonorizzare la stanza!
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