Mark Spiro è una di quelle "penne" che hanno fatto grande lo chic hard rock e l'AOR, concedendo il suo prezioso "inchiostro" alla stesura di canzoni di livello per House Of Lords, Giant, Bad English, Mr. Big, Heart, fino alla recente collaborazione con Philip Bardowell, nel suo disco "In the cut".
Accanto a queste cooperazioni eccellenti (in tutti i sensi), il nostro Mark ha pubblicato negli anni svariate produzioni da solista, ma questo suo nuovo "Mighty blue ocean" registrato nel periodo in cui era sottoposto a cura chemioterapia, nella lotta fortunatamente vinta con il cancro, proprio per questa sua valenza "catartica", assume significati che vanno oltre a quelli puramente artistico/commerciali e che già solo per questa ragione meriterebbe di essere celebrato.
Anche dal punto di vista musicale, in ogni caso, siamo al cospetto di un disco abbastanza riuscito, intimistico, molto soffuso (più pop che rock, per intenderci), intenso e ricco di pregiati cromatismi sonori, con il piccolo difetto di mostrarsi forse solo leggermente troppo omogeneo, fatto da imputare probabilmente, nonostante l'innegabile preparazione tecnica, alla scelta di occuparsi in maniera esclusiva di tutta la conduzione strumentale e di prendersi cura personalmente anche della totalità degli arrangiamenti.
La (ben nota) predisposizione alla persuasione melodica e una laringe intrisa di pathos e calore interpretativo, che lo accosta più volte a quell'enorme talento vocale, non sempre adeguatamente magnificato, che prende il nome di John Waite (con il quale tra l'altro ha talvolta collaborato), sono gli aspetti maggiormente appaganti di "Mighty blue ocean", un lavoro che con la sua title-track, "Band of angels" (dal testo eloquente e toccante "... I'm just one of the ones who got a second chance ..."), "When she cries", "The beautiful one", "Being in your world" e "The life that I live", riesce a materializzare quella merce piuttosto rara che si chiama "emozione naturale", la cui riproduzione e amplificazione dovrebbe essere uno degli scopi fondamentali dell'arte, ma che purtroppo si manifesta sempre più spesso come un avvenimento (quasi) eccezionale.
Un rientro che sa molto, dunque, della trasfigurazione in musica di un percorso sofferto e drammatico, che dal buio baratro della malattia fa sbocciare quella speranza che illumina l'esistenza ... lontano da ogni demagogia, un vero ritorno alla vita, del quale non possiamo che essere felici.
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