Tornano in pista gli U.S. Bombs di Duane Peters, e decidono di farlo nel solo modo che conoscono, sfornando un disco di punk rock rozzo, sguaiato e incapace di strizzare l’occhio al mercato discografico. Non si trovano difatti anelli deboli nella discografia di questa band, integralista e lucida nel continuare quel discorso politico, culturale e musicale iniziato parecchi anni orsono. Non cambiano neanche le coordinate stilistiche di un sound che si muove indifferentemente tra la scuola inglese e quella americana (più californiana che newyorkese), mettendo in evidenza in ogni track la melodia, la velocità e l’attitudine divertita e divertente nonostante temi scottanti e di spinosa attualità. I pezzi sono tutti buoni a cominciare da ‘Destroy The Nation’ fino alla citazione dei Sex Pistols in ‘Revolution Weekend’, passando attraverso il blues folk di ‘Heartbreak Hotel’ e le stilettate fast di ‘Cheers’ e della title track ‘We Are The Problems’. Nulla di sconvolgente sia ben inteso, d’altronde l’intera attività di Peters e soci è stata concepita non tanto per stupire il proprio pubblico ma, viceversa, per offrire una musica diretta e intransigente, testi impegnati e un sano ‘I don’t give a fuck’ a tutto il resto. Rimane difficile esprimere una valutazione specifica ed oggettivo al lavoro, che, preso singolarmente, non aggiunge e non toglie nulla alla valutazione degli U.S. Bombs, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, il valore intrinseco di una proposta come questa.
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