E se i Reflexion fossero il futuro del gothic rock? I finlandesi, attivi come hard rock band fin dal 1995, sputano fuori questo debutto che riesce a sorprendere per freschezza, lucidità compositiva e capacità di rilettura dei capitoli scritti (con profitto) in precedenza da Him e Eyes 69. ‘Out Of The Dark’ riavvolge il nastro proprio in corrispondenza dei gruppi appena citati insistendo meno sulla componente melodrammatica, senza dubbio presente ma in modo meno accentuato, deviata sapientemente sulle corde di una “elettrica malinconia” che si nutre anche di Depeche Mode, Ultravox, lasciando intravedere ampi squarci di new wave britannica in diversi frangenti (‘Feeble Soul’). La stessa produzione è meno poderosa e prevalente, lascia la voce di un ispirato Jukka Kylmaenen libera di tracciare pindarici voli intrisi di melodia, le chitarre di Kekka e Jolma confrontarsi con il canovaccio di pezzi ruffiani quanto basta per scalare classifiche sulla base di refrain ad assimilazione immediata conditi, di quando in quando, da un discreto utilizzo dell’elettronica (‘Undying Dreams’). E’ decisamente notevole il lavoro svolto dal songwriting in sede di arrangiamenti (‘Sleeping With Death’), capace di recuperare profondità di sound attraverso un riff, un arpeggio, un tappeto di tastiere, questa capacità non è quasi mai presente negli altri dischi del genere spesso rivestiti di un alone metallico che non lascia trapelare null’altro.
‘Out Of The Dark’ è un disco che “respira”, pieno zeppo di potenziali hit (tanto per citare il primo singolo ‘Crashing Down’), lenti strappalacrime (la conclusiva ‘Child In Dark’), pulsanti rocking song (‘l’iniziale ‘Army Of Broken Hearts’) ma soprattutto di buona musica in un settore quasi privo di spunti vincenti di questi tempi. Non perdeteli di vista.
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