‘Still’, terzo lavoro degli svedesi Wolverine è un disco che si fa apprezzare per l’estrema competenza e la fedele riproposizione di quel classico progressive metal tanto caro a Fates Warning e Pain Of Salvation addizionato con sonorità (soprattutto di chitarra e di vocals) simili ai Queensryche prima maniera. Partendo dalle asperità del metallo più estremo i nordici, nel corso degli anni, hanno immagazzinato influenze e retaggi francamente impensabili, amalgando questa mistura con un certo grado di personalità e originalità tali da rendere ‘Still’ veramente piacevole.
Otto episodi bene o male simili che si snodano attraverso l’ energia incontenibile di ‘Bleeding’ passando nottetempo per le trame malinconiche di ‘Taste Of Sand’ con uno Stefan Zell sugli scudi in diversi frangenti.
Il songwriting, pur non raggiungendo vette invalicabili, è pulito, senza tempo e si sposa perfettamente con una perizia tecnica rilevante e una serie di arrangiamenti asciutti e sodi.
In particolar modo sono rilevanti le prove di Per Henriksson dietro alle tastiere e di Mikael Zell alla chitarra per la varietà degli assoli e dei ricami tecnici in tutti i cinquantadue minuti del lavoro.
‘Nothing More’, ‘Cold Light Of Monday’ e ‘Sleepy Town’ sono altri titoli di ‘Still’ che vi terranno ben svegli sulla vostra poltrona di fiducia, a cui effettivamente non segue il colpo del ko, ma che riesce a meritarsi gli onori della cronoca e di futuri ascolti nei mesi a venire.
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