Non sarà mica contagioso? Come altri gruppi recensiti recentemente (Winters Bane, Eidolon, Firewind) anche gli
Evil Masquerade si sono presentati all'appuntamento del nuovo album con un nuovo vocalist. E guarda te le coincidenze, gli Evil Masquerade hanno deciso di usufruire dei servizi di quello stesso Apollo Papathanasio che ha cantato proprio sull'ultimo lavoro degli appena citati Firewind.
In realtà dalla band non solo se n’è andato il solo Henrik Brockmann (interessato ad una carriera solista) ma anche il bassista Kasper Gram, preso da troppi impegni e pertanto sostituito da Thor Jeppesen. Cambiamenti che non hanno assolutamente turbato Henrik Flyman, da sempre vero leader della band, lesto a guidare gli Evil Masquerade sulla stessa strada tracciata in precedenza, sempre con classe e senza perdere l'originalità già presente nei due precedenti lavori.
I punti di riferimenti sono sempre gli stessi: Rainbow, Malmsteen, Symphony X, Royal Hunt, e l'inserimento di Apollo non ne ha cambiato l'indirizzo musicale, garantendo agli Evil Masquerade un apprezzabile senso di continuità con il passato.
Alcuni pezzi sono più immediati: le neoclassiche "Third Act" e "I'll Make You Burn", la veloce e malmsteeniana "Descended From the Grave", una "Black Raves Cry" dall'azzeccato refrain e la conclusiva ballad "The Final Goodbye" dove talvolta riecheggia lo spirito dei Queen. Altri si delineano maggiormente teatrali ed articolati, come "Far Away", dove Apollo ricalca lo stile di R.J. Dio, "The Dark Minstrel Plays", brano dal passo deciso e decisamente alla Royal Hunt o la frenetica "Bring on the World". Ma la solfa è sempre quella: se non è zuppa è pan bagnato.
Come consuetudine non solo Henrik Flyman mostra il consueto cattivo gusto per gli artwork (ormai quasi un trademark per gli Evil Masquerade) ma invita sul disco alcuni ospiti, nel caso i tastieristi Richard Andersson (Time Requiem, Space Odyssey e peraltro già presente sui due precedenti album) e David Rosenthal (Rainbow, Malmsteen, Whitesnake...) a suonare su un paio di pezzi.
Una buona conferma, anche se onestamente al terzo appuntamento mi aspettavo qualcosa di più: maggior coraggio e migliore capacità di sintesi. Sarà per il quarto disco.
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