Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2006
Durata:26 min.
Etichetta:The Oath
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. CARPATHIAN WIND
  2. A SYMPHONY OF MOONLIT EVIL
  3. RAGNAROK 2005
  4. A WORLD TO BURN
  5. THE TALE OF A GREAT BATTLE
  6. SATAN USURPED

Line up

  • SCLERATUS ANGELUS: all instruments

Voto medio utenti

Anche gli angeli mangiano fagioli, dicevano Bud Spencer e Giuliano Gemma in un film del 1973. Ma forse queste creature celesti sono pure capaci di incazzarsi, ed è probabile che il mio angelo custode - dopo aver vegliato su tutte le minchiate che sono capace di fare in una sola giornata - esca di testa dalla disperazione. Scherzi a parte, il progetto Nagryth nasce proprio dalla mente di Angelus Scleratus, ragazzo americano che nonostante la pessima scelta del nome ha deciso di mostrare a tutto il mondo le sue ambizioni di crescita nella scena black metal. Lo dico già in partenza: il risultato finale purtroppo non è degno di nota. Sarà che la durata del disco è talmente infima (25 minuti) da renderlo quasi più simile a un EP che a un album. Sarà che la biografia parla di un guitar working intricato, cosa che può essere anche vera, ma unito a vocals drammatiche e testi artisticamente poetici, cose che invece si rivelano completamente infondate. Il "grim evil black metal" dei Nagryth mostra tutti i suoi limiti nell'assoluta incapacità sia di creare qualcosa di innovativo, sia di ripercorrere almeno i sentieri già solcati da altri in passato. Lo stile, ora svedese ora più melodico, manca spesso di mordente e i pezzi scivolano via senza lasciare alcuna traccia nell'ascoltatore, colpa anche di un approccio vocale da scimmia urlatrice che rende le composizioni se possibile ancora più piatte e monotone. I pochi spunti che si elevano dalla mediocrità generale non sono sufficienti a risollevare un lavoro che, seppur non da buttare via del tutto, non riesce nemmeno a conquistarsi la sufficienza. Tutto sa di progetto amatoriale: a partire da alcuni riff talmente derivativi che mi hanno quasi imbarazzato, fino ad arrivare ai titoli delle canzoni o all'artwork dell'album. Non capisco proprio come faccia questa one-man band a essere uno dei gruppi più scaricati su un famoso sito internet, ma si sa che negli Stati Uniti d'America il concetto di black metal è un tantino diverso dal nostro.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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