Amici di Mastodon e compagnia nu-prog, aguzzate la vista e drizzate le orecchie: ecco a voi gli italianissimi Cheope, al loro debutto sulla lunga distanza con un disco piacevole e di sicura presa. Le 14 tracce di questo “Downloadideas” parlano chiaro e tondo la lingua del presente, e del futuro: una nervatura metal, su riff a 7 corde, regge l’impalcatura per strutture mai banali o simili a se stesse, dove la produzione è all’avanguardia (leggi “mastered by Gorge Marino at Sterling Studios, NYC”) e segue gli stilemi degli ultimi trend che arrivano da oltreoceano. Ma di arrosto ce n’è, nonostante tutto ‘sto fumo: i Cheope suonano dannatamente bene, scrivono brani sulla media lunghezza di 5/6 minuti (se si escludono i piccoli intro o outro), che però si aprono singolarmente a diverse sfaccettature, ora morbide, ora ruvide, ora più puramente prog. Parlare di influenze sarebbe come scrivere un’enciclopedia degli ultimi 20 anni del genere! La bella voce di Erk è un miscuglio indecifrabile di Zach Stevens, James Hetfield, Jonathan Davies e il miglior David “Disturbed” Draiman (una su tutte, la coinvolgente “Leave me alone” o “What d’u want”): echi dei Korn a cavallo dei King’s X, in groppa ai Rush, a braccetto coi Disturbed e i System of a down! Vi ho confuso le idee? Non dovreste, il prodotto è di prima scelta e offre uno spaccato emblematico sulla direzione intrapresa dal mercato metal/prog, che ha scoperto nella sua faccia ‘cattiva’ il Nirvana delle sue aspirazioni mainstream. Se avrete la voglia e il gusto di ascoltare più e più volte i Cheope, vi accorgerete che c’è molto lavoro di cesello dietro i pezzi più duri come nelle ballads, nelle musiche come nei testi, uniti da un fill rouge concettuale imperniato sulla solitudine di un uomo tecnologico in un mondo di metallo e plastica. Interessante, accattivante, sicuramente una proposta fresca e non clonata, nonostante i nostri abbiano succhiato da più di una tetta.
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