Il cosiddetto “progressive metal” non è più così gettonato, dobbiamo ammetterlo. Esauritosi tempo fa il fenomeno Dream Theater (anche e soprattutto per lo sterzare dei nostri verso sonorità totalmente diverse), la mancanza di nuove leve in grado di conseguire lo stesso risultato commerciale ha fatto lentamente calare l’interesse verso questo genere bellissimo ma di non facile assimilazione (ho appena detto la frase più banale dell’anno!). Forse solo i Pain of salvation (che peraltro sono una cosa a sé) possono essere oggi considerati un gruppo di punta della scena, anche perché i Fates Warning non paiono più intenzionati a fare musica ed eterne promesse come Shadow Gallery, Enchant o Threshold non sembrano proprio piacere al grande pubblico…
Tutto questo per dire che è stata una sorpresa inserire nel lettore il nuovo demo dei belgi Zero Gravity e scoprire che suona prog a tutti gli effetti! Proprio così, questa giovane band, giunta con “Passages” al suo secondo mini cd autoprodotto (chiamarlo demo mi sembra un insulto, visto che è registrato e prodotto favolosamente!), ha imparato a memoria la lezione dei nomi sopraccitati, e ci propone quattro composizioni molto interessanti, che pur non rivelando nulla di nuovo sotto il sole, mettono comunque in luce la buona verve del quintetto.
Gli Zero Gravity si presentano proprio bene: hanno notevoli capacità tecniche ma non ne fanno mai sfoggio gratuito, cercando sempre di metterle al servizio della musica che scrivono. Musica che, occorre dirlo, si fa ascoltare con piacere, non annoia, ma non riesce nemmeno mai a decollare veramente. D’altronde sappiamo bene come la chiave per un buon pezzo prog risieda proprio nel perfetto connubio tra ricercatezza tecnica e immediatezza delle melodie (avete presente “Images and words” o “Parallels”, tanto per fare due esempi a caso?), e che questo sia davvero difficile da ottenere così su due piedi.
Rimane il fatto che la title track, giocata su numerosi richiami ai Fates Warning, fila via che è un piacere, e che la strumentale “Lost in transition”, nonostante la sua lunga durata, risulta agile e dinamica. I rimanenti due pezzi (“Subside”, più rocciosa e diretta e “Revelation”, in cui i belgi giocano un po’ di più con le sperimentazioni) sono di poco inferiori ma pur sempre interessanti.
Se arrivassero ora all’esordio su label verrebbero dimenticati senza tante storie. Consiglio un ulteriore lavoro in sede di songwriting, in modo che si veda davvero se la stoffa c’è o meno. Nel frattempo, il voto che vedete è soprattutto un incoraggiamento e un plauso per l’ottima produzione: se penso che ci sono gruppi che con un budget superiore riescono a buttare tutto alle ortiche…
Ah, dimenticavo: andate a visitare il loro sito internet, davvero ben curato graficamente, nel quale c’è anche la possibilità di scaricare gratuitamente il loro primo lavoro! Voi fate la vostra parte, poi chissà, magari tra qualche anno ci risentiamo…
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