Finalmente un gruppo italiano che riesce ad interpretare con cognizione di causa il filone emo-punk in voga di questi tempi unendo una smaccata componente acustica al songwriting. ‘The Misery Club’, debutto su lunga distanza che segue l’ottimo EP ‘The Old Days’, uscito nel 2004, si lascia più volte ascoltare innanzitutto per il limitato numero di giri delle composizioni, caratteristica fondamentale (purtroppo spesso sottovalutata da chi si cimenta nel genere) per lasciare “respirare” song mature per nulla ingenue capaci di incamerare stralci di pop, indie rock e, sullo sfondo, lo street rock più sleazy. Elencare le qualità dei The Jersey Line messe in mostra in questo debutto sarebbe come fare la lista della spesa: spiazzanti armonie vocali, melodici incisi che si amalgamano insieme a riff devastanti perfettamente controllati anche dal punto di vista sonoro. E difatti la qualità della registrazione e del missaggio il valore aggiunto di questo disco che, a volte in maniera sorniona… altre accellerando improvvisamente, sposa la compattezza ritmica a linee vocali (ad opera del magistrale Gianni Lancellotti) ineccepibili. Don’t worry my friends, stiamo sempre parlando di punk e le rasoiate di ‘Sabotage’ e ‘Rise And Fall’ ce lo ricordano senza mezzi termini, è però piacevole galleggiare tra gli inserti gassosi di ‘Letter Never Sent’ e ‘Digest Myself’. L’attitudine acustica del four piece riemerge in quasi ogni frangente del dischetto, non tanto nelle strutture oppure nei suoni utilizzati quanto soprattutto nell’approccio a tratti malinconico, sempre e comunque dotato di pathos. Certo, non siamo di fronte ad un capolavoro, l’originalità a volte latita (vedi l’iniziale ‘The Control’) ma i romani hanno il tempo per farsi le ossa ed ampliare la gamma di soluzioni e, francamente, per adesso va benissimo così. Complimenti.
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