“Hai presente i Dream Theater? Beh, non c’entrano un ca**o!!!”
Quante volte, ascoltando, o recensendo, o semplicemente parlando di un disco metal prog, ho sognato di poter pronunciare la suddetta frase; quante volte ho sperato di trovare barlumi di novità, originalità, nuove fonti di ispirazione nelle bands a cui mi accostavo, per poi scoprire troppo spesso misere e bieche copie carbone dei 5 inarrivabili geni di Hell’s Kitchen. Beh, ogni tanto (per fortuna) capita di essere premiati dalla sorte, e ti arriva fra le mani un disco come questo “Reality”, prodotto in maniera ottima ma dalla distribuzione a dir poco modesta. Una piccola label per un grande disco! Ecco, in due parole la storia del debut album dei finnici Wingdom, monicker che nasconde, tra gli altri, il virtuoso Mikko Harkin, ex tastierista dei Sonata Arctica, e Alessandro Lotta, primo mitico bassista dei nostrani Rhapsody ed unico membro “latino” in una formazione interamente scandinava. Con mio sommo piacere mi trovo a recensire un cd davvero bello, un metal progressive finalmente non pedissequo imitatore di Teatri del Sogno e compagnia bella, un sound originale ed una miscela sonora interessante, cosa davvero rara nel settore. È ovvio che i nostri cinque paghino il debito a tutti a capostipiti del genere, ma nessuno nasce imparato, come si diceva una volta!
Entriamo nel vivo del platter, e la prima gradita sorpresa la si trova nella durata delle tracks: tranne la lunga suite finale, “Lighthouse”, spalmata tra le ultime due tracce, tutte le songs durano tra i 4 e i 5 minuti. Dote a dir poco rara nel settore, ma la scelta di abbandonare onanismi musicali a favore della ‘canzone’ in quanto tale è azzeccata, decisamente: il singer Sami Asp, peraltro, ha una voce incredibilmente versatile, acuta e molto melodica, e ricama l’ordito sonoro su una trama fatta di sfuriate power, maestosi tappeti tastieristici e fughe dispari degne di grandi nomi. Piacevolissima sorpresa il buon Alessandro al basso, molto presente in tutte le tracks sia come suono che come dinamiche d’esecuzione, ma è chiaro come le fila del discorso siano tirate dalle tastiere dell’ex Sonata Arctica Mikko Harkin, una garanzia in fatto di composizioni e slanci virtuosi. Insomma, un disco che fa del “non chitarrismo” un’arma di originalità: non che ci siano poche chitarre, per carità, ma il discorso sonoro non è appesantito da strutture poggianti “solo” sui riff a sei corde. Un lavoro che non stanca, complice la breve durata delle belle songs: dalla potente opener “Time”, alla atmosferica “A sigh of despair”, dalla strabiliante “The essence” alla magniloquente suite finale “Lighthouse”, che ci lascia affacciare nella classe e nell’estro compositivo di questi fenomenali Wingdom, che sanno anche rallentare, sottolineare, colorare, dipingere affreschi sonori di rara intensità. Ottimo, peraltro, il bilanciamento tra le parti più spiccatamente prog, spesso vicine a Marillion, King’s X o Redemption, e le sostanziose esecuzioni più “power oriented”, dove facile è trovare echi (ovvi) dei Sonata, come anche dei migliori Stratovarius. Una bella, interessantissima scoperta da tenere d’occhio, una ottima band con un contratto piccolo piccolo. Le cose si stanno tuttavia muovendo, visto il recente cambio di etichetta e distributore che ha portato alla ristampa questo lavoro che ha già un annetto sulle spalle, e visti i riscontri ampiamente positivi che i nostri hanno fin qui raccolto sulla stampa di mezzo mondo. Scoprite anche voi i Wingdom, dopo i Circus Maximus un altro nome di cui sentiremo parlare, e bene, e a lungo.
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