Sesto album in studio per una delle band più odiate, a torto, dalla critica (specialmente italiana) per quel senso di elitarismo rompiballe che solo noi poveracci tricolori sappiamo snocciolare con così tanta arroganza e superficialità. Per fortuna i Metalium, comunque a dir poco apprezzati in terra tedesca, continuano imperterriti la loro marcia e lo fanno alla grande, dato che il nuovo album “Nothing to Undo” farà davvero la gioia dei pochi estimatori della band: un ritorno in grande stile per la band del trio delle meraviglie Basse/Lange/Ratz che ormai dopo qualche album sembra essersi costituito in maniera stabile come nucleo forte dei Metalium.
Cosa cambia rispetto ai vecchi lavori? Perchè quest'album è migliore? Semplicemente è più continuo, le canzoni sono tutte belle e coinvolgenti, il disco è ben suonato e prodotto e Basse alla voce, come sempre, è sinonimo di classe cristallina e di potenza vocale oltre ogni limite.
Stop. Non c'è chissà quale alchimia, non c'è un astruso motivo, i Metalium suonano sempre la stessa musica, forse stavolta un pochino più lentamente del solito, nel senso che non ci sono solo cavalcate in doppia cassa a 200 di metronomo, solo che stavolta lo fanno meglio e basta questo per essere una grande notizia.
L'iniziale “Spirits” apre al meglio e la seguente “Mindless” subito ci porta indietro alle atmosfere vincenti di “State of Triumph”, pubblicato ormai da ben sette anni e da molti ritenuto il migliore lavoro dei Metalium, mentre le classiche e vincenti “Heroes Failed” e “Dare” si contrappongono all'inusuale e lenta “Mental Blindness”, coraggioso e riuscito tentativo di cambiare registro, ed alla bella ballad “Way Home”. Ottima conclusione per la struggente “Follow the Sign” e sorpresa, ma che dico sorpresa, stupore generale ed ovazione per la conclusiva “Show Must Go On” che ovviamente è la cover dei Queen che, ragazzi, vince davvero bene con un Matthias Lange sugli scudi.
Per quei tre fans italiani dei Metalium questo è un disco da prendere ad occhi chiusi: io l'ho già fatto, aspetto gli altri due per godere con loro di una delle band, di fascia minore certamente, più sottovalutate e colpite dal bieco elitarismo giornalistico nostrano.
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