Sesto e ribadisco , sesto album per gli italiani Skylark dopo 7 anni di carriera ufficiale e chissà quanti di gavetta . Ancora una volta la band si presenta sotto il moniker “ Underground Symphony” e con l’ennesima pattonata senza capo né coda per molteplici motivi che vado ad elencarvi.
Prima di tutto la produzione è quanto di più scandaloso mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni: le chitarre sono appena percettibili; il suono della batteria ammesso che sia stata effettivamente suonata, sembra provenire dall’oltretomba; la scelta dei suoni di tastiera è pessima, ulteriormente aggravata da arrangiamenti puerili e scontati e per la cronaca, le parti di “pianoforte” sembrano eseguite in sordina; la voce di per sé non male è penalizzata dall’assoluta assenza di effetti e da un volume scandalosamente basso. L’equalizzazione ai limiti della decenza e il missaggio poco attento completano il già disastroso quadro. Forse è il caso d’ingaggiare un serio produttore artistico, no?
Passando all’analisi dei brani , mi duole dover ammettere che non se ne salva neanche uno, vuoi per il sound trito e ritrito , vuoi per il songwriting veramente poco accurato. Ho riscontrato serie difficoltà a trovare elementi caratterizzanti nella tracklist a causa della struttura pressoché uguale di ogni traccia e della batteria riciclata inserita modello “copia –incolla” alla base di ciascun pezzo. L’elemento più aberrante, il momento di vero panico sonoro però è , attenzione, l’arrangiamento di basso di “ Another Life”, che si snoda con un suono raccapricciante, a tratti fuori tempo e si conclude con un assolo già di per sé dissonante ma che raggiunge la cacofonia con una nota del tutto stonata e sparata ad un volume improponibile proprio alla fine del brano. E’ apprezzabile lo sforzo di suonare tutte le parti senza supporti sintetici, ma nel momento in cui ci si rende conto di un errore tanto grossolano ( ammesso che il gruppo se ne sia accorto) è altrettanto apprezzabile una piccola correzione al computer ,anche solo per rispetto nei confronti dell’ascoltatore…e datemi torto.
Unico appunto positivo: un micro inserto di cantato lirico femminile ad inizio album.