Non capita molto di frequente di trovare un album completamente strumentale che non rischi di essere catapultato fuori dalla finestra alla seconda traccia e quello dei Sepia Dreamer è uno di fortunati scampati al decollo.
Il duo anglo-svedese ritorna così sulle scene con “The Sublime”, seconda fatica dopo il debutto “Portraits Of Forgotten Memories”, cavalcando l’onda della musica d’autore, quella che si erige sopra la coltre di commercial-banalità.
Quattro pezzi per quasi 45 minuti di musica, concentrati principalmente nella sezione centrale dell’album, in cui “The Exposition” con i suoi 15 minuti e “Development” con 19 costituiscono il core del progetto musicale del combo. Quello che Jonas Wrenninge e Sam Brokenshaw riescono a fare con chitarre, tastiere, sampling&Co. è un magistrale lavoro di cesello in cui nulla è lasciato al caso e tutto confluisce in quell’atmosfera di magia e distruzione che trasudano le opere J.M.W. Turner e in particolare il meraviglioso “The Slave Ship”, cui è ispirato appunto “The Sublime”. La terribile bellezza della natura è il vero fil rouge di quest’album, che si sviscera alternando a momenti più cupi e ombrosi, riff caldi e graffianti di chitarre distorte. L’ottimo arrangiamento e la produzione impeccabile rappresentano la spolverata di zucchero a velo su questa torta dai sapori speziati.
Emozionante.
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