Gli americani Tholus sono una band atipica, esistente sin dai primi anni ’90, la band si era persa e solo nel 2004 è stata riesumata dal suo attuale leader Dave Murray (non quello dei Maiden). Dicevo che la band è atipica perché, oltre a servirsi di uno stuolo di musicisti per la composizione di questo “Constant”, ha una passione sfrenata per Marte (Tholus sarebbero le tipiche formazioni rocciose collinari marziane) a punto d’aver coinvolto e ottenuto un sample della voce di Richard Hogland, uno scienziato che a quanto ho capito è un fiero assertore dell’esistenza di civiltà avanzate nella nostra galassia. Quindi tutto il concept di questo disco ruota attorno a questo immaginario extraterrestre.
Ma come suonano i Tholus? Qui arrivano le sorprese, perché parliamo di un death metal tecnicissimo e intricatissimo, forse pure troppo per coloro i quali non sono abituati a farsi stritolare il cervello in una vera e propria macina di riffs e patterns cervellotici. Il sound poi è pieno anche di influenze jazz (ecco spiegato lo stuolo di musicisti, tra cui spiccano alcuni ex-membri dei Flying Luttenbachers) e la stessa band, oltre ai Death e ai Carcass, cita come proprie influenze soggetti non propriamente “ordinari” come Frank Zappa e Chick Corea.
I pezzi sono vere e proprie masturbazioni sonore, deliri, pur mantenendo comunque un solido contatto con la canonica forma canzone. Mille riffs e mille cambi di tempo in ogni pezzo sono il biglietto da visita dei Tholus.
Come sovente accade però, quando si fa un disco del genere, si perde di vista l’impatto e la fruibilità ed è dura arrivare a fine disco. Pur essendo un disco sostanzialmente death metal, ho idea che i fan del death metal faranno fatica a digerire i 46 minuti di questo disco, il quale invece sicuramente troverà terreno fertile tra i fans del metal più tecnico e schizoide, alla Meshuggah per intenderci. Il giudizio è comunque più che positivo, data la padronanza tecnica e tutto il concept che ruota intorno ai Tholus. Tanto male che va, esistono gli psicofarmaci, e in ultimo la camicia di forza.
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