Tre anni fa l'uscita del valido "Irradiant" produsse una buona impressione tra gli addetti ai lavori, con molte recensioni positive anche su questi schermi. Ora con questo "The Undercurrent" i francesi Scarve tornano più convinti che mai, merito anche di personaggi quali Daniel Bergstrand (produttore di Meshuggah, Strapping Young Lad, Soilwork... ma si ma che ve lo dico a fare?) intenti a creare un suono corposo e d'impatto come non mai, con un particolare risalto alle casse della batteria, veri tamburi d'assalto del gruppo. Le coordinate stilistiche sono sempre ben puntate verso quanto fatto dai già citati Meshuggah e SYL in primis, sporcate da diversi spunti di matrice puramente death metal e con qualche reminescenza Fear Factory a guarnire l'insieme. Non ci si aspettava certo di trovarsi al cospetto di un album particolarmente innovativo od originale, anche perché gli Scarve originali ed innovativi non lo sono stati quasi mai, ma questa volta manca anche un po' di freschezza e di ispirazione compositiva. Non c'è dubbio che canzoni quali "Rebirth" o "A Few Scraps of Memories" lascino il segno, ma in altri frangenti, come nell'iniziale "Endangered", se si va a guardare cosa c'e' effettivamente sotto quella coltre di suoni spaventosi si può notare una mancanza di idee valide, con riffs quasi anonimi a supportare dei brutti ritornelli a voce quasi pulita. Probabilmente i fanatici del genere o del gruppo in particolare faranno ugualmente salti di gioia mentre si faranno stritolare le ossa dalle accelerazioni e dalle evoluzioni tecniche di "The Plundered" (probabilmente l'episodio migliore del disco), ma per gli altri un ascolto preventivo è d'obbligo.
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