“Organised chaos” è un live album onesto, schietto, granuloso e diretto come in fondo lo è l’hard rock dei Waysted, soprattutto prima e dopo la parentesi a maggior coefficiente melodico (peraltro ottimamente sviluppata) coincidente con l’ingresso nel gruppo del formidabile Danny Vaughn.
Da quando hanno deciso di riformarsi, il timone vocale è tornato saldamente nelle mani del singer originario Fin More, in possesso di un’intonazione intensa e “torbosa” come whisky di malto delle sue terre d’origine, che si adatta benissimo a questa musica “semplice” ma sempre incredibilmente traente.
La scaletta appare discretamente rappresentativa della “vicenda artistica” della band, anche se può sorprendere un po’ il fatto che un disco relativo al tour di supporto a “Back from the dead”, preveda solamente due estratti da questo ritorno alla “vita” discografica datato 2005 - “The alternativa” e “Must be more 2 than this” - entrambi, per la cronaca, ottimi esempi della qualità di quel piacevole come-back.
Fin e le sue capacità di navigato entertainer, il basso pulsante di Pete Way, la metronomica batteria di Paul Haslin e la chitarra tagliente e tradizionalmente “fresca” di Chris George, s’impegnano con considerevole carica e disinvoltura nella difficile arte del coinvolgimento, riuscendo apparentemente a centrare il loro obiettivo primario, per quanto si riesce ad intuire nella reazione della vivace audience di Glasgow.
La tempra dell’hard, il pathos del blues, l’energia della melodia e dell’attitudine sono le doti primarie di questo lavoro che dopo aver sciorinato un bel numero di momenti più o meno “storici” (tra i quali segnaliamo l’esecuzione dell’hit “Heaven tonight”, “particolare”, specialmente per tutti quelli che la conoscono nella versione cantata da Vaughn) si conclude con un adrenalinico “Rock ‘n’ roll medley”, divertente e dovuto tributo alle “radici” di questo suono, in cui si riconoscono la “Ice cream man” firmata da John Brim (già coverizzata con enorme successo dai Van Halen) e un’esuberante “Around and around” del “padre fondatore” Chuck Berry.
Niente trucchi, né inganni … solo schegge di solida roccia britannica ancora capace di appagare i suoi sostenitori e strappare un meritatissimo e riconoscente applauso finale.
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