Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:72 min.
Etichetta:Beard of Stars Records

Tracklist

  1. PLANET OF DOOM
  2. DOIN FINE
  3. REVOLUTION
  4. CEREMONY
  5. TRYING TO BURN THE SUN
  6. RAINMAKER
  7. BURN
  8. SWEET LOVE OF YOUTH
  9. TODAY
  10. SIDEBURN
  11. MOONGARDEN
  12. PORNOMANIAC

Line up

  • Tor Pentén: drums, percussion, vocals (backing)
  • Morgan Zocek: guitars, vocals (backing)
  • Jani Kataja: vocals (lead), bass, organ, Keyboards

Voto medio utenti

Che in Scandinavia stia nascendo un movimento neo-hippie dedito all’heavy pesante e creativo? A giudicare dall’immagine di questi Sideburn si potrebbe davvero pensarlo. Camicioni arabescati, criniere al vento, immersi in un verde fogliame non meglio definito, una vera iconografia da flower-power. Dunque, peace and love and doom! Sì, perchè questo disco è una cura ricostituente per un genere che pare sempre sul punto di scomparire, fino all’arrivo della nuova sensazione che riporta linfa all’albero del destino. E’ piacevole notare come tre svedesi poco più che ragazzini mostrino così tanta maturità e sicurezza nel saper cogliere il succo sia dagli imprescindibili padri del settore sia dai loro degni discepoli più recenti, mettendoci parecchio del loro per ideare un suono che tenga conto della struttura settantiana aggiungendovi un pesante alito di modernità psichedelica.
Risultato un disco che trasuda ritmi e sudore, fumi d’incenso e di allucinogeni, dolori cimiteriali e fresco dinamismo libero da costrizioni. Una title-track dove si pretende di bruciare il sole pare un’antologia del meglio che il doom acido ha prodotto in decenni di tribolata esistenza, ed è solo una delle punte del grosso iceberg che è questo lavoro. Una “Burn” che puzza di zolfo e di Blue Cheer mostra un altro lato del trio, quello marcatamente bluesy, altra sfaccettatura del variopinto gioiellino. Anche quando estirpano un riff da qualche opera Sabbathiana (“Planet doom”. riescono a trasformarlo in una canzone sontuosamente intensa, con toni che ricordano i conterranei Terrafirma, ma a differenza della band di Lord Chritus sempre piuttosto contenuta, i Sideburn amano debordare jammando tra terra e spazio trascinati da una lead a forti tinte Hendrixiane e da un drummer eclettico in grado di alternare il martellamento corposo con il fine percussionismo orientaleggiante di “Sweet love of youth”, song che avrebbe spopolato nella Woodstock 2 se invece di una farsa fosse stata una cosa seria. Mettiamoci anche una parte finale (Moongarden, Pornomaniac. dedicata alla pura improvvisazione, quasi dei contemporanei Quicksilver con trame più metalliche ed oscure ma ugualmente fantasiose, da manuale alcuni incisi di Morgan Zocek, ed evidenziamo riflessi alla Orange Goblin sparsi qua e là nel lungo percorso, esempio la groovy “Rainmaker” uno dei brani più immediati e travolgenti.Otteniamo un album indispensabile per la cerchia di fedeli alla musica nutrita di stimolazioni fisiche e mentali. Svezia protagonista del momento e motrice trainante in campo heavy-psych, innumerevoli ormai le formazioni valide che saltano fuori dai boschi innevati, ed i giovani Sideburn lanciano da subito la sfida per chi dev’essere il migliore. Disco sorpresa.

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