Ecco tornare dalla Svezia il Lago di Lagrime, con un nuovo album, che segue l’eccellente ‘Forever Autumn’ targato 1999. Vi dico subito che ‘The Neonai’ è un album discreto, ma inferiore al sopracitato ‘Forever Autumn’ e per ispirazione e per feeling. È indubbio che la musica del combo capitanato da Daniel Brennare sia dotata di estrema classe e pathos ma il difetto principale di ‘The Neonai’ è proprio da ricercare nella caratteristica che mi aveva letteralmente rapito nei precedenti ‘Headstones’, ‘A Crimson Cosmos’ e ‘Forever Autumn’, ovvero quella melodrammaticità di fondo, quella amarezza, quelle distese nevose spazzate dal vento del nord, quella foca speranza che impregnava i lavori precedenti. ‘The Neonai’ è un album relativamente solare, ove il totale amore per i Pink Floyd prende il sopravvento su tutto (vedi ‘Solitude’, ‘Sorcerers’, ‘Can Die No More’ e ‘Let Us Go As They Do’), dipingendo partiture quasi psichedeliche e soffuse...pitture dai toni caldi e fumosi, nelle quali non c’è più spazio neanche per il violino, che aveva caratterizzato in qualche modo il lavoro precedente. Certo, le prime due songs, ‘Return Of The Ravens’ e ‘The Shadowshires’, accompagnate da ‘Leave A Room’ e da ‘Can Die No More’ sono ottime songs, ricche di groove, ove il substrato di elettronica (pur non spingendo più di tanto, ma contornando le songs con tappeti e morbidi loops) le porta allo status di songs perfette per essere ballate nei Goth Club, magari prima della sezione di puro Industrial Goth/EBM, e le restanti ‘Nathalie And The Fireflies’ e ‘Down The Nile’ strizzano l’occhio rispettivamente all’Hard Rock americano ed ai Black Sabbath più maligni, ma nel complesso ‘The Neonai’ risulta troppo poco incisivo, troppo poco intimista…non è un caso che secondo il sottoscritto la song più bella, quella che riesce veramente a toccarti dentro è l’outro, così delicato…nel quale si richiamano le songs che più di tutte hanno caratterizzato la storia della band. Mi spiace, attendevo questo lavoro da tempo…la sufficienza c’è ed è ampiamente meritata, però personalmente questo platter racchiude troppo poco per una band dalle enormi potenzialità e sensibilità…ora ritorno all’ascolto di ‘Forever Autumn’ (in cui quel maledetto violino e le atmosfere dark/doom ti sconquassano la mente)…chissà che la mia amarezza non scemi.
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