Gli Irreverence confermano di avere saputo raccogliere nel miglior dei modi il testimone del Thrash teutonico d'annata. "War Was Won" è, infatti, il degno successore di quel "Target: Hate" che colpito (con delle sane mazzate thrashy) nel segno alcuni anni fa. Per registrare il loro nuovo album gli Irreverence sono nuovamente tornati sul luogo del delitto, in terra germanica, avvalendosi del supporto dietro il banco della regia dello storico produttore Harris Johns (Sodom, Kreator, Tankard...) che possiamo sentiamo all'opera anche come chitarrista nell'assolo presente sulla titletrack.
Rilanciando il concetto espresso in apertura di recensione, "War Was Won" si compone di 10 schegge sonore impazzite, canzoni compatte e feroci che devono sicuramente molto a gruppi europei come Sodom e Kreator, senza però dimenticare la lezione a "stelle e strisce" di Death, Blood Feast e The Accused.
La formazione milanese, rinnovata solo dall'innesto del nuovo chitarrista Luca Colombo, è sempre guidata da Ricky, alla chitarra ed alla voce, aggressiva e declamatoria (un plauso per i testi mai banali e superficiali), a richiamare Onkel Tom, Mille Petrozza ed il primo Chuck Schuldiner sin dalla violentissima opener "War Was Won", con i ritmi letteralmente sbriciolati dalla devastante sezione ritmica composta da Davide Firinu e Mauro Passiatore. La tensione non accenna poi a mollare se non nelle prime battute di "Slaughter of the Innocents", dove le chitarre si fanno melodiche e maideniane, per quello che si rivela il brano più drammatico ed intrigante dell'album. Ma quelli che fanno ancor più male sono i ritmi spezzacollo di "Divine Hideout" e di "Worst Enemy", con un gran lavoro al drum kit da parte di Davide Firinu.
Gli Irreverence ci sanno fare, lo hanno dimostrato in passato (su CD e dal vivo) e non sembrano aver alcuna intenzione di mollare la presa.
Thrash 'til Death.
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