Benché attiva dal 1994 e comprendente personalità molto note nel panorama metal iberico, è sinceramente la prima volta che mi capita di sentire qualcosa di questa interessante e valida band spagnola, i Saratoga.
Conosciuti in patria grazie soprattutto all'album "Tributo" del '96, il quale si presentava come un intero tributo alle maggiori band spagnole (quali Barón Rojo, Obús, Leño, Ñu, Angeles del Infierno, Topo o Banzai) la band prova ora a farsi conoscere anche al di fuori dei propri confini nazionali.
E infatti l'impressione di non avere a che fare con dei debuttanti è chiara fin dalle prime battute di questo loro nuovo album, Agotaras.
Il disco in questione è una vera rivelazione e presenta una band valida autrice di un heavy di stampo molto melodico ma aperto a diverse contaminazioni di maggior pesantezza, il tutto caratterizzato da una buona prova tecnico esecutiva.
Da sottolineare fin da subito il grande lavoro della chitarra di Jerònimo Ramiro, in fase ritmica ma soprattutto solista, grazie alla quale le composizioni si permetto di elevarsi un piccolo gradino sopra la media, riuscendo a non farsi travolgere dal vortice di banalità compositiva del quale molte band del genere sono spesso vittime. Le 13 tracce (la prima è un intro) suonano infatti molto originali e fresche nella maggior parte dei casi (anche se no mancano episodi mediocri come ad esempio "Tras Las Rejas" o l'acustica "Parte De Mi" ): messa da parte un'eccessiva melodia e orecchiabilità il sound dei Saratoga si impone per doti proprie che vanno dall'incisività dei granitici riff di chitarra alla buona interpretazione vocale del singer Leo "La Bestia", molto più a suo agio sui toni medi che su quelli alti, anche se certi strilli sono da brivido!
Certo durante le 1'ascolto del disco qualche caduta di tono si avverte e la produzione non è a volte all'altezza, ma niente di non sostanzialmente trascurabile, vista comunque la media generale di tutto rispetto che caratterizza questo Agotaras. Poi il cantato in lingua madre potrà suonare un po' strano alle vostre orecchie (anche se non si tratta del primo caso in assoluto) ma vi assicuro che ci vuol poco a farsi l'abitudine e trovare particolarmente riuscita questa coraggiosa decisione di non avvalersi di un cantato in inglese.
Brani come "Con Mano Izquierda" o "Mercenario" sapranno sicuramente convincere in molti di avere tra le mani una buona band autrice di un disco di tutto rispetto.
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