Ritornano gli alfieri del thrashcore d'annata Municipal Waste, dopo due anni dall'ottimo "Hazardous Mutation" che li aveva posti all'attenzione del grande pubblico e ha permesso loro di guadagnare palchi piuttosto importanti, come quello di Wacken 2007.
Iniziamo subito dalla copertina, da sempre uno dei punti forti del gruppo, come sempre molto colorata e dal sapore ottantiano (basta vedere i berrettini a visiera alzata stile Suicidal Tendencies), decisamente una delle più belle che mi sia capitato di vedere ultimamente. Dal punto di vista musicale il gruppo della Virginia prosegue la propria campagna di difesa e diffusione del thrash metal dai risvolti spesso hardcoreggianti, non variando di una virgola quella che è la proposta dei precedenti album. Va tuttavia detto che questo "The Art Of Partying" va a collocarsi un gradino sotto ai suoi predecessori: è vero, gli ingredienti ci sono tutti, ma le canzoni sono di qualità un po' altalenante, non riuscendo a convincere per tutti i 32 minuti di durata dell'album. Le hits ci sono, e portano i titoli di "Sadistic Magician", Beer pressure", "Headbangers Face Rip", "Mental Shock" o "The Art Of Partying", ma pezzi come "A.D.D. (Attention Deficit Destroyer) o "Lunch Hall Food Brawl" non esaltano, e ripetono un po' troppo quelli che ormai sono diventati i clichè dei Municipal Waste.
Probabilmente la ventata di freschezza che il gruppo portò ai tempi del loro esordio nel 2003 si sta esaurdendo, e l'effetto fotocopia che si avverte ascoltando i loro album si sta facendo un po' troppo invadente. Tre dischi praticamente uguali (o quasi) sono sufficienti, quindi direi che forse sarebbe meglio pensare a sviluppare un discorso un po' più orientato verso una certa evoluzione, altrimenti si corre il rischio di diventare una copia sempre più sbiadita di se stessi. Ciò non toglie che dal vivo il disco si incastrerà alla perfezione nelle setlist dei Municipal Waste, scatenando il mosh e il surfing più estremi, cosa da sempre gradita dai fan della band (provate a cercare qualche video su Youtube). In definitiva un buon disco, che si lascia ascoltare, ma nulla per cui strapparsi i capelli. Se volete avvicinarvi alla musica di questi pazzi, gettatevi senza indugio sui primi due dischi.