L’attacco furioso di “Power race” non lascia dubbi: thrash di scuola Bay Area, che si inserisce pienamente all’interno della illustre tradizione di band quali Metallica, Megadeth, Exodus, Death Angel, ecc.
Dopo un paio di minuti di riffs assassini la voce non arriva, e quando la canzone suddetta finisce e inizia “Numeration”, il dubbio diventa certezza: i Mastery sono la prima e unica band al mondo a suonare questa musica in versione strumentale!
Eh già, perché leggendo la loro biografia si scopre che questa decisione è stata presa dopo il fallimento nella ricerca di un cantante veramente all’altezza, cosa che ha fatto venire voglia al gruppo di lasciare come stavano le composizioni già ultimate.
“Lethal legacy” è il mini cd di esordio di questi canadesi, che è uscito circa un anno fa, e che viene ora ristampato (con l’aggiunta di due bonus track dal vivo) grazie all’interessamento della Sanctuary Records. Siamo di fronte ad un prodotto davvero interessante, devastante nel suo impatto sonoro e suonato veramente alla grande. Il problema è che, in alternativa alla voce, sarebbe occorsa una linea melodica maggiore da parte delle chitarre, o qualche variazione in più nella struttura delle canzoni. Purtroppo nulla di questo accade: per mezz’ora di fila riffs assassini si susseguono uno dopo l’altro, senza che l’ascoltatore possa minimamente tirare il fiato, ma senza neppure qualche cambio di tempo e di ritmi o stop n’ go tipici del thrash più tecnico ed elaborato.
Non c’è, in pratica, nulla che faccia distinguere con chiarezza una canzone dall’altra, e il risultato è che, pur apprezzando ciò che si sta sentendo, dopo una decina di minuti subentra la noia.
Non fraintendetemi: le potenzialità questi Mastery sembrano averle, serve solo un maggiore aggiustamento di tiro per poter proporre un full length che sia godibile dall’inizio alla fine. Altrimenti occorrerà suggerirgli di imbarcare un cantante…
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