A soli due anni dall’attesissima reunion celebrata con “Frozen In Time” è nuovamente il momento di far largo agli Obituary che tornano con due novità non trascurabili.
La prima riguarda l’etichetta, il gruppo, infatti, abbandona la storica RoadRunner Records che li lanciò ad inizio carriera per approdare alla Candlelight Records.
La seconda, invece, fa riferimento alla formazione della band, in cui Allen West è sostituito da Ralph Santolla, fresco di separazione dai Deicide.
Inevitabile quanto scontato, l’arrivo di Santolla determina una mutazione dello “stile Obituary”. Quest’ultimo, mantenendo le consuete ritmiche asfissianti e cadenzate realizzate dal trio Peres, Watkins, Donald Tardy (rispettivamente chitarra ritmica, basso e battera) è condito dal nuovo acquisto con un solismo marcatamente estraneo ai canoni stilistici della formazione.
Se da una parte ciò tende a scolorire il marchio di fabbrica del gruppo, dall’altra mette in risalto il buon groove sprigionato dalla sezione ritmica.
Le sorprese fortunatamente si chiudono qui, la prova di John Tardy, infatti, è impeccabile come giustamente ci si aspetta e la produzione del disco ancora una volta fa tornare alla memoria i tempi in cui lo standard nell’estremo era dettato da un tale che rispondeva al nome di Scott Burns.
Ennesima centro per gli Obituary quindi? Purtroppo no, in quanto ascoltando più volte questo “Xecutioner's Return” si incappa in un progressivo calo d’interesse nello scorrere dei pezzi.
Si giunge così alla conclusione che la settima fatica discografica del gruppo è il capitolo più debole della loro carriera, in cui ha sicuramente pesato il mancato apporto creativo di West.
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