Era stata assente per un po’ dalle scene dell’Adult Oriented Rock di livello, poi era ritornata, con un disco il cui titolo era una domanda dalla risposta scontata, almeno per quanti, alla fine degli ottanta, si erano innamorati della sua grande voce (e, ammettiamolo, non solo di quella!). Dalle sue dichiarazioni in un’intervista che ci aveva gentilmente concesso dopo l’uscita di “Do you miss me”, traspariva un considerevole entusiasmo e una rinnovata voglia di mettersi in gioco … era tornata per restare, insomma, ed ecco che a distanza di due anni da quel bell’album, è tempo di regalare altre emozioni ai suoi fedeli sostenitori, con una nuova raccolta di canzoni, collettivamente presentate sotto il titolo “Livin’ on a dream”.
I più “intuitivi” avranno sicuramente capito che sto parlando di Robin Beck, una delle maggiormente autorevoli Lady del rock “radiofonico” americano, alle prese con un lavoro ancora una volta targato Frontiers, in cui la nostra, pur circondandosi come di consueto di un eccelso team di songwriters (Amy Sky, Marc Jordan, Chris Pelcer, Tommy Denander, …), incrementa la contribuzione diretta della propria “penna”, rendendo il tutto, come afferma sul suo sito, assolutamente più personale e “suo”, di quanto non fosse successo nel platter precedente.
Nessun “imbarazzo” nemmeno dal punto di vista esecutivo, ed è probabile che essere sposata con un’altra “ugola dorata” della scena, qual è indiscutibilmente James Christian (anch’esso presente nell’opera sia come musicista e cantante, sia nelle vesti di produttore, in coabitazione con Denander), abbia ricoperto un ruolo probabilmente non “secondario” nel convincere Jimi Bell e William Zampa ad una collaborazione, dacché, com’è noto, entrambi condividono con il suo “maritino” l’onore e l’onere di incarnare l’essenza dei “nuovi” House Of Lords.
Arrivando, finalmente, a commentare il contenuto del Cd, diciamo subito che si tratta di una pregevole collezione di brani icastici, intriganti e coinvolgenti, sia che si tratti di situazioni energetiche, sia che venga privilegiato un approccio soffuso alla materia, con il “valore aggiunto” di una Robin in smaglianti condizioni di forma, dotata di un’intonazione e di una carica interpretativa che riescono persino a non far “rimpiangere” le prestazioni dei “bei tempi” (forse c’è addirittura un pizzico di vitalità in più di quella rilevabile nel pur eccellente “Do you miss me”).
L’irruenza della trascinante title-track, la melodia scintillante di “Show me the way” e la contagiosissima “Love me like a man”, costituiscono uno splendido avvio e un’eloquente esemplificazione di cosa troverete in “Livin’ on a dream”: passione, forza, maturità e colore vocale, trasfuso in numeri di rigoglioso FM-rock ad elevato coefficiente espressivo.
Per “Always” è bene spendere qualche parola supplementare: che Ann Wilson sia uno dei modelli fondamentali di Miss Beck, non è mai stato un mistero per nessuno e anche se l’incarico di “distaccato recensore” mi “costringe” a rilevare un’estensione di tale ammirazione anche alla struttura musicale, non troppo distante dal capolavoro Heart-iano “Alone”, devo dire che il risultato finale è di notevole suggestione emotiva, talmente prepotente da cancellare qualunque altra considerazione.
Se tra i momenti elettrizzanti è necessario altresì annoverare la passionalità tangibile della meraviglia “Runaway”, la grintosa volubilità di “Magic”, la capacità avvolgente di “I can’t walk the line” e la mordacità raffinata di “Love lies”, è pure vero che “Nothing’s gonna change your world”, “Can’t get enough of your heart” e “Wrapped around your finger”, con le loro soffuse traiettorie vagamente Waite-esque, “Seventeen forever”, frizzante e persuasiva, e lo struggente romanticismo “coniugale” allestito in “Till the last tear drop falls” (Robin e James impegnati in un duetto da “occhi negli occhi”), non sono poi troppo discosti dal vertice, in un’ipotetica classifica di merito generale.
Mi sa tanto che nessun pezzo di quest’albo godrà della sponsorizzazione della Coca-Cola (com’era accaduto a “First time”, contenuta nel celebre “Trouble or nothin”), ma se cercate dell’ottimo AOR yankee, dalle solide caratteristiche “tradizionali” e non per questo “sorpassate”, cantato da una rockeuse ancora capace di competere ai massimi livelli del settore, beh, non dimenticatevi di Robin Beck e del suo “Livin’ on a dream” … Bella e brava, come sempre.
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