Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:38 min.
Etichetta:Gain
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SCHLACHT
  2. WILDFLOWER
  3. ALL WHICH IS BLACK
  4. 4 AM BREAKDOWN
  5. AS IT IS
  6. ALL HAIL THE QUEEN
  7. WHEN YOUR DARKEST HOUR COMES
  8. I STILL HATE YOU
  9. ONE/ONE/ONE/THREE
  10. DIE WITH ME
  11. THE END OF OUR RIDE
  12. LETTERS FROM NEVEREND

Line up

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Raramente sono d’accordo con le bio inviate dalle case discografiche e tantomeno con le auto descrizioni che le bands, in delirio di protagonismo, si assegnano all’indomani di un’uscita sul mercato.
Eppure una definizione così semplice e lineare non era mai riuscita a turbarmi tanto. “Avatar: the tale of a death metal band”, recita il sito ufficiale di questi svedesoni e così tutti i maggiori siti enciclopedici mondiali. Questo mi ha fatto riflettere seriamente e non ce l’ho con John Alfredsson e soci ma se davvero oggi ad essere etichettati come death metal ci vuole così poco beh… allora bisogna rivedere qualcosa e muovere qualche maledizione in direzione In Flames / Dark Tranquillity / Children of Bodom, probabilmente le tre band, comunque apprezzate in passato anche dal sottoscritto, che hanno deturpato il significato di tale movimento che, ahimè, di estremo in questa concezione non ha più nulla.
Tanta melodia, troppa, tanto rumore, finto, ma almeno prima c’era la crosta sulla copertina violenta da grattar via per arrivare alla verità. Oggi siamo talmente assuefatti che non c’è nessuno scandalo se nemmeno nell’artwork, nella grafica, nel look, si intuisce lontanamente quella che dovrebbe essere l’origine death della formazione scandinava. Una copertina adatta ad un disco grunge, capigliature buone per il reggae, un logo per il monicker studiato tra un tuffo e l’altro durante un pomeriggio in piscina d’agosto e delle foto degne dei peggiori fighetti emo-rock che devono far colpo sulle ragazzine. Niente sangue, niente odio, niente aggressività, niente violenza. Nulla di nulla.
In base a tutto quello che è stato detto finora, questo disco è catastrofico.
Se resettiamo tutto e partiamo dal fatto che in questo disco di death metal non ce n’è l’ombra, allora è un altro paio di maniche.
E sono delle maniche buttate via e sprecate in maniera indecente, perché nella fresca e melodica musica degli Avatar, che tra alti e bassi normali per un combo della loro (in)esperienza, arriva a sciupare tutto il buon Johannes Eckerstrom con la sua voce totalmente inadeguata per qualsivoglia direzione musicale gli Avatar vogliano intraprendere. Strillata, alta ma non abbastanza estrema ed evil per diventare black metal, lontana anni luce dal growl del death metal, chissà potrebbe riproporsi con uno stile pulito e trasformare il tutto in un buon power metal, ma temo che non avremo mai la riprova.
Fermo così, questo approccio vocale è buono solamente per innervosire l’ascoltatore, non dà potenza e non dà melodia, toglie vigoria ai brani ed è un vero peccato perché, escludendola dal contesto finale, sembra davvero che ci siano buone idee, riciclate ma molto bene, dai mostri sacri del genere.
In definitiva, la questione è semplice. Andando sul myspace dei cari Avatar decidete se riuscite a tollerare una voce del genere: una volta superato questo scoglio, ammesso ovviamente che siate amanti di questo genere musicale, cosa che mi auguro altrimenti sareste malati per essere arrivati a tal punto nella lettura, è fatta. Gli Avatar sono il nuovo gruppo “death” metal sensation per il 2007.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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