Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2007
Durata:41 min.
Etichetta:Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. BLACK MESSIAH
  2. SUMMON THE ANTICHRIST
  3. AXIOM
  4. THE PROMISE
  5. MY APTEROUS ANGEL
  6. DISTANT FIRES REFLECT IN THE EYES OF SATAN
  7. MAN WITHOUT FAITH OR TRUST
  8. THE DARK INSIDE
  9. FOOTSTEPS RESOUND IN AN EMPTY CHAPEL
  10. EPODE

Line up

  • Jason Mendonça: vocals, guitars
  • Matty Wilcock: guitars
  • Pete Benjamin: bass
  • David Gray: drums

Voto medio utenti

So che potrei attirarmi l’ira funesta di molti di voi, ma io non ho mai capito il senso di band come i Mortician o, appunto, questi Akercocke… e c’è perfino chi ha il coraggio di dire che questo è il massimo dell’estremo… a me sembra più il massimo della pagliacciata… Sinceramente non riesco a capire cosa ci può essere di estremo in un cd come questo “Antichrist”. Se per voi estremo significa registrare musica in maniera quasi incomprensibile, inserire innesti che vengono spacciati per geniali ma in realtà sono fini a se stessi, mettersi giacca e cravatta pur suonando death metal, cercare di battere il guinness dei primati per la velocità dei brani e sparare qualche testo pseudo satanista qua e là allora “Antichrist” lo è… per me è immondizia… e non penso sia un caso che nella band militino o abbiano militato membri dei Berzerker, un altro gruppo fantoccio della scena metal degli ultimi anni. Leggendo le note che accompagnano il promo degli Akercocke avevo iniziato ad ascoltare il cd con un certo interesse, ma purtroppo dopo l’intro (assolutamente inutile), le prime schitarrate e soprattutto dopo i primi muggiti di Jason Mendonça il nervoso ha iniziato ad impossessarsi di me. Suoni ultra gutturali, voce incomprensibile (sembra che l’abbia registrata con la testa chiusa in uno scatolone) e la batteria di David Gray ultra sintetica (ma siamo sicuri che non si tratti di una drum machine?). Questo è quanto troverete in questo album… A dirla tutta alcuni riff di chitarra non sono neanche male, e si riallacciano alla scena death metal americana più cupa e violenta, però vengono assolutamente sviliti da tutto il resto. Per non parlare poi di quegli intermezzi di cui accennavo in apertura: degli stacchetti acustici o elettronici, con tanto di arpeggio e voce pulita che si innestano nel brano come la nutella sulle cozze… Ascoltando “Antichrist” si hanno due impressioni, ed entrambe portano alla conclusione che le scelte di Mendonça e soci siano decisamente forzate: la prima è che gli Akercocke pensino più a cercare di stupire l’ascoltatore che a suonare songs che abbiano un senso, e la seconda, derivante in un certo senso dalla prima, è che i brani risultano essere una sorta di collage senza senso, dove le varie parti si susseguono senza un minimo di filo logico. Il problema è che non tutti si chiamano Naked City… Sinceramente ascoltando questo cd ho trovato qualche spunto interessante qua e là, ma devo dire che si tratta di episodi abbastanza isolati. Viene da pensare che se gli Akercocke decidessero di esagerare un po’ meno e di badare di più alla sostanza potrebbero perfino riuscire a partorire un buon cd. Allo stesso tempo ho anche pensato a quante decine di band valide ci sono in giro per il mondo ancora senza contratto, e mi chiedo quante volte ancora dovrò assistere a scelte di questo tipo da parte delle case discografiche, che continuano perennemente a snobbare ottimi gruppi a favore di personaggi che convincono solo per la loro capacità di creare gossip e scandali vari… ma ormai dopo tanti anni è anche stupido che io continui a chiedermelo…
Recensione a cura di Roberto 'Dulnir' Alfieri

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