Quando “esplosero”, a cavallo tra la fine degli anni ottanta e i primissimi novanta, benché il genere di musica che proponevano fosse tra i miei preferiti, non capivo del tutto il motivo di tanto successo.
Almeno dal punto di vista squisitamente “artistico” i Warrant non mi sembravano niente di che e pure le loro canzoni maggiormente famose (“Down boys”, “Sometimes she cries”, “Heaven”, dal debutto “Dirty rotten filthy stinking rich” o “I saw red”, “Cherry pie” e “Uncle Tom's cabin” dal follow-up “Cherry pie”), nel confronto con i miei padiglioni auricolari, non andavano oltre una “distaccata” gradevolezza (nel senso che, laddove “costretto” ad ascoltarle non ero indotto alla “fuga” o al repentino cambio di canale).
Con la “maturità” e l’incremento (ehm …) della “saggezza”, ho rivisto leggermente il mio giudizio sulla band, ma non si può dire che il suo fosse uno di quei “ritorni” che attendevo in maniera particolare.
Ero curioso, però, di vedere come Jaime St. James, ottimo singer con un passato nei Black ‘n’ Blue, avrebbe potuto sostituire Jani Lane, un “trademark” vocale abbastanza difficile da contrastare.
Il risultato discografico di tale come-back, non a caso intitolato “Born again”, si è rivelato un lavoro discreto, che avrà quasi sicuramente “impressionato” più qualche neofita in cerca di (sleaze) hard rock “old fashioned”, che non i die hard fans del gruppo (a meno che non fossero in preda ad una “prepotente” crisi di nostalgia per il “bel tempo andato”!), nonostante la buonissima prova del bravo St. James.
A questo punto la domanda è la seguente: che senso ha pubblicare un Dvd con i filmati musicali di tutti i brani contenuti nell’albo della “rinascita”, per di più proposti, in sostanza, utilizzando sempre la medesima ambientazione “fintamente” live, coadiuvata solamente da taluni “effettucci” video e da qualche immagine di “contorno”?
Anche dopo una scrupolosa e concentrata analisi, non ho trovato nessuna risposta plausibile, e, francamente, non ritengo nemmeno che il materiale “supplementare”, tra riprese di vita “on the road”, backstage, golf (!) e goliardie, a cui si aggiungono stralci dell’attività in studio di registrazione e una (per quanto simpatica) galleria fotografica, possa fornire un qualche suggerimento utile alla sua identificazione.
Allora, ricapitoliamo: la musica non è irresistibile, la componente “visuale” è piuttosto ripetitiva, gli extra non offrono nulla di trascendentale e l’esborso economico per impossessarsi di tale “opera” è, presumibilmente, non banale … serve altro per giustificare il voto che trovate là in fondo?
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