Con un artwork che ricorda parecchio quello adottato dai The Almighty per il loro “Powertrippin’” (courtesy of Ermo!) e una registrazione assai professionale ed equilibrata (effettuata alla Fonderia Musicale di Vigliano Biellese) arrivano al debutto dimostrativo anche questi Bioscrape, un quartetto piemontese nato nel 2006 con l’intento di creare qualcosa di originale e unico.
Forse non ancora giunti a consolidare il loro obiettivo primario, i nostri propongono comunque un crossover che risulta abbastanza variegato, ben eseguito e dirompente, non ancora particolarmente innovativo, ma di sicuro ben calibrato e per certi versi sorprendente.
Ventiquattro minuti in cui si possono rintracciare death, nu-metal, hard-core e qualche piccola contaminazione elettronica, tra Sepultura, Machine Head, Slipknot, Chimaira, Slayer e Mudvayne, per un lavoretto sempre piuttosto rabbioso e tirato, con la voce costantemente aggressiva di Sandro a svolgere la funzione di collante in mezzo alla buona tecnica esecutiva sviluppata dalle chitarre nervose e spietate di Federico e dalla massiccia sezione ritmica orchestrata da Vittorio (batteria) e Marco (basso).
Un sound estremo e tetragono, privo di concessioni apertamente melodiche (che si prende una piccola pausa solamente nella bella “Empty day”, in cui i Bioscrape paiono voler addirittura avvicinare le cadenze e l’approccio “malvagio” di un Marilyn Manson), capace di un impatto sonoro violento e asfissiante, che lascia l’ascoltatore stremato da tanta ferocia, in ogni caso quasi mai scontata o banale.
Un buon biglietto da visita, dunque, per una band competente e potente, a cui mi permetto di consigliare, sulla base del mio gusto personale, d’incrementare ulteriormente la varietà compositiva, facendo in modo che quell’imponente carica distruttrice, oggi valutabile come un significativo punto di forza, non rimanga il suo (sostanzialmente) unico mezzo espressivo.
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