Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:62 min.
Etichetta:Epic

Tracklist

  1. HERE TO STAY
  2. MAKE BELIEVE
  3. BLAME
  4. HOLLOW LIFE
  5. BOTTLED UP INSIDE
  6. TOUGHTLESS
  7. HATING
  8. ONE MORE TIME
  9. ALONE I BREAK
  10. EMBRACE
  11. BEAT IT UP RIGHT
  12. WAKE UP LATE
  13. I’M HIDING
  14. NO ONE’S THERE

Line up

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Esce finalmente dopo un’attesa spasmodica “Untouchables”, quinto disco dei Korn, una delle formazioni che più di tutte ha contribuito ad allargare gli orizzonti del metal negli anni ’90. “Untouchables” segue un disco interlocutorio come “Issues”, figlio di uno standard compositivo manipolato ai limiti di un sentiero giunto necessariamente ad un punto di svolta, motivato anche dal limitato successo di “Issues” rispetto a quanto proposto in passato.
Cambiare o perire questa l’alternativa. Ovviamente Jonathan Davis e soci hanno optato per la prima opzione, affidandosi alla produzione di Michael Behorn e contando su un budget produttivo degno di musicisti ‘intoccabili’ come loro si considerano nel mondo musicale attuale. Questo porsi fuori dalla mischia da parte dei Korn prende forma in un lavoro di rottura rispetto al passato, ad un disco suonato in maniera levigata, con una grande scelta dei suoni volta a tirare fuori un inedito lato melodico predominante rispetto alla furia cieca delle chitarre, imbrigliate dalla produzione e dal songwriting che non si concede voli pindarici, preferendo indugiare su mid-tempo ritmati e cantabili. Il singolo “Here to stay” insieme a “Bottle up inside” e “Wake up late” rappresentano i momenti più accesi grazie ad accelerazioni che ricordano le atmosfere di “Life is peachy”; in generale però i pezzi, pur spesso introdotti da scudisciate di basso o riff rabbiosi, confluiscono in partiture in cui è la voce di Davis assoluta protagonista, tesa in interpretazioni per lo più avvincenti e melodrammatiche come “Make Believe” e “Thoughtless”, brano in cui un forte senso ritmico si accompagna alla perfezione con il ‘nuovo’ Davis, dando forma alla migliore partitura del disco. A tratti i Korn sembrano voler rendere tributo alla mai celata ispirazione degli anni ’80 e istillano geni pop alla propria musica come accade in “Hollow life”, notturno arricchito da indovinati ‘accorgimenti’ elettronici. Un disco sicuramente più accessibile rispetto ai lavori passati, probabilmente destinato a lasciare sbigottito il nocciolo duro dei fan già sorpresi all’epoca dal parziale ammorbidimento avvenuto in “Follow the leader”; ciò non toglie che al di là di questo evidente cambio stilistico i Korn siano riusciti a creare una formula sempre personale e coerente ed un pugno di canzoni, quelle citate nella recensione, destinate a diventare classici nella loro discografia. Dei classici intoccabili.
Recensione a cura di Wes Lukjer

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