Prendete due musicisti già famosi con la loro band principale (Misanthrope), una strana miscela di doom ed heavy metal, la sfrenata passione per i Celtic Frost e un ringraziamento a Kai Hansen nel booklet: cosa ottenete?…ovviamente l’album degli Argile, il classico lavoro che non riesce a fare contento nessuno. Il problema di “The Monotonous Moment Of A Monologue” non è di certo la qualità della musica proposta, tutt’altro che scadente, bensì la quantità di idee e soluzioni adottate nel cercare di trasmettere il messaggio dell’album. Gli Argile non si sono certamente limitati nel songwriting, spaziando da momenti sinfonici ed atmosferici a parti veloci di doppia cassa, e inserendo qua e là assoli di chitarra neoclassici e superflue dimostrazioni di tecnica tastieristica. Tutti gli strumenti sono suonati da Jean-Jacques Moréac, e francamente stento a credere che abbia veramente registrato da solo tutte le parti dell’album. Ma se è vero è indubbiamente il polistrumentista più dotato che abbia mai sentito! All’altro membro restano qualche lead di chitarra e le parti vocali, anche queste molto differenziate tra loro: c’è un po’ di screaming, qualche growling, l’immancabile voce pulita e intere parti completamente ispirate a Booby Liebling dei Pentagram e al grande Tom Warrior dei Celtic Frost. Prorio la band svizzera alla fine risulta essere la principale musa ispiratrice degli Argile, in particolare il loro capolavoro “Into The Pandemonium” del 1987 viene in più pezzi saccheggiato e rivisitato, ma purtroppo questi sono altri tempi… In mezzo a tutto questo “pandemonio” (ecco…l’ho detto!) risalta la cover di “In The Shadow Of The Horns” dei Darkthrone, forse la migliore song di sempre del gruppo norvegese, che ci dimostra tutta la debolezza del black metal da sala di registrazione. Ottima suono, esecuzione perfetta, ma il confronto con l’originale resta improponibile per gli Argile (le ho appena ascoltate tutte e due di seguito). Nonostante tutti i difetti elencati, quest’album si è fatto ascoltare più che volentieri qualche volta, e onestamente un paio di pezzi li ho trovati anche molto belli (in particolare l’opener Satanic Music). Quindi riesce a strapparmi la sufficienza piena, anche considerando che è il debutto, ma spero di sentire in futuro qualcosa di più omogeneo e personale da questa band francese.
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