“
Supercharger” esce il 2 Ottobre del 2001, a meno di un mese di distanza dall'
attentato alle torri gemelle, uno degli eventi più drammatici della storia americana, foriero di sconvolgimenti sociali e politici.
Quest'evento incide pure sul disco, il quale, malauguratamente preveggente, ha come primo singolo “
Crashing Around You”, il cui video vede grattacieli in fiamme che crollano tutto intorno e, per questo, viene persino bannato da MTV.
Musicalmente siamo di fronte ad una nuova svolta. La band mette un attimo da parte le derive rap del precedente disco e recupera, in parte, le proprie radici più propriamente thrash ma, ed è questa la novità, spingendo decisamente sulle influenze hardcore. Non a caso è il periodo nel quale in America si afferma definitivamente il cosiddetto metalcore, cui questo disco può ben inserirsi nel solco. Come dite?
Robb Flynn e la sua paraculite? Può essere, ma ciò non può non fare i conti col fatto che i
Machine Head sono signori musicisti e, come su “
The Burning Red”, danno prova di sapienza compositiva e capacità di scrivere canzoni dure, affilate, tirate, veri e propri inni spaccaossa.
È tutto centuplicato, come se avessero fatto una cura ipervitaminizzante. “
Supercharger” ce li presenta compatti come non mai e taglienti come una mola d’acciaio. Pezzi che si muovono furiosamente tra bordate hardcore, invettive vomit-rap, riff che attingono dal thrash, dal nu e dal metal, ritmiche estremamente dinamiche e incontenibili. Un disco maturo ed intenso, senza cedimento alcuno. Maledettamente suonato bene e sempre in tensione come in “
Trephination”, “
Crashing Around You”, “
Kick You When You’re Down” o la bellissima e intima “
Deafening Silence”, con l'iniziale “
Bulldozer” tiene fede al proprio nome e spiana qualsiasi cosa le si pari davanti.
“
All In Your Head” è un grandissimo pezzo rap metal, con le chitarre che fanno un lavoro mastodontico per intensità e dinamismo.
Sebbene da molti considerato un disco mal riuscito, “
Supercharger”, per dirne un po', magari non regge il paragone con i primi due dischi, ma sicuramente è ben superiore alle cose recenti della band, rispetto alle quali mantiene voglia di osare, scintilla compositiva e una eccitazione di fondo che si tramuta in un headbangin' sfrenato dell'ascoltatore.